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Iniziativa allo studio

Il centro si svuota: 20 chiusure. Zanzini (Federmoda): vetrine spente per 10 minuti

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 22 feb 2020 12:04 ~ ultimo agg. 16:32
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2.024 imprese del commercio al dettaglio attive nel comune di Rimini al 31 dicembre 2019: 777 in centro e 1.247 fuori. Questo il dato di partenza dello studio elaborato dall’ufficio studi Confcommercio (“Imprese e Città – Demografia d’impresa nelle città italiane”). Rispetto al 2008 si sono abbassate 142 serrande, 17 in centro storico. A testimonianza di una crisi che ha radici ben piantate nel tempo. Ma a preoccupare sono altri numeri: se infatti fino al 2016 in centro erano addirittura aumentate di tre unità le attività aperte, negli ultimi tre anni si sono registrate ben 20 chiusure. Un forte campanello d’allarme. I negozi esterni al centro storico sono invece in costante diminuzione. Le uniche imprese che crescono in centro sono farmacie e attività specializzate in informatica e telecomunicazioni. Su tutto il territorio aumentano poi le attività del commercio on-line. Una crisi dei centri storici le cui cause, secondo il presidente provinciale di Confcommercio Gianni Indino, sono da ricercare negli elevati costi di gestione legati alla tassazione, negli affitti elevati e nella burocrazia opprimente. Per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla gravità della situazione e far capire quanto siano importati i negozi per impedire il degrado dei centri storici, Federmoda lancia un’iniziativa: vetrine e insegne spente in centro per 9 minuti, dalle 18 alle 18.09 di un sabato o domenica. 

L’indagine categoria per categoria

L’analisi, prendendo in esame le diverse categorie, evidenzia l’aumento in centro storico degli esercizi che vendono diverse tipologie di prodotti ma che sono in costante diminuzione al di fuori del centro. Crescono anche le imprese che si occupano di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni in esercizi specializzati. Le uniche categorie in aumento costante sia in centro, sia fuori, sono le farmacie e le attività di vendita al dettaglio tramite corrispondenza, via Internet, porta a porta e distributori automatici. Negli ultimi tre anni il centro si è invece svuotato di negozi al dettaglio di alimentari (ben 12 in meno) che si sono spostati spesso verso l’esterno della città. In crisi anche gli esercizi che si occupano di articoli culturali e ricreativi come libri e giornali, video, articoli sportivi e giocattoli: in centro ne restano 50 rispetto ai 62 del 2008. Ma anche allontanandosi le cose non vanno meglio: 23 in meno in tre anni. Diminuiscono anche i negozi di articoli per la casa e ferramenta (in centro -13 e fuori -28 sul 2008, -11 e -14 sul 2016) e i negozi di abbigliamento, calzature, cosmetici, piante e fiori, ottica, fotografia, articoli per animali, gioiellerie, (36 aziende chiuse in centro dal 2008 e 58 fuori.
Discorso a parte meritano invece i settori alberghiero e dei pubblici esercizi. Se gli alberghi mostrano un recupero negli ultimi tre anni (+7 in centro e +11 fuori), il saldo guardando al 2008 resta negativo: -22 nelle zone centrali e -38 fuori dal centro. I pubblici esercizi, al contrario, continuano la loro crescita costante negli anni, che li hanno portati, in centro, dai 330 del 2008 ai 353 odierni (+23) e dai 652 fuori dal centro ai 703 (+51) dell’ultimo rilevamento e addirittura +16 in centro e +15 fuori dal centro negli ultimi tre anni.

Il commento del presidente di Confcommercio

Purtroppo siamo ancora qui a dovere dar conto del calo delle piccole imprese del commercio al dettaglio – dice il presidente di Confcommercio della provincia di Rimini, Gianni Indino. Il disinnesco degli aumenti Iva non è bastato a mantenere i consumi interni. A farne maggiormente le spese gli esercizi di vicinato, già oberati da costi di gestione elevatissimi fatti di imposte opprimenti, affitti elevati che risentiranno quest’anno anche della mancata proroga della cedolare secca sui canoni commerciali e burocrazia pressante che porta via tempo e denaro. Non è un caso che all’apertura della finestra per la presentazione delle domande di contributo per il Bando regionale dedicato a commercio e pubblici esercizi, il sito sia andato in tilt per l’eccesso di domande convergenti nel sistema, a testimonianza della grande richiesta di strumenti di sostegno. I dati parlano chiaro: le uniche imprese che crescono in centro sono farmacie e attività specializzate in informatica e telecomunicazioni, mentre le uniche imprese che crescono costantemente su tutto il territorio sono quelle del commercio on-line. Servono misure economiche tangibili come l’abbassamento delle tasse nazionali e locali per gli esercizi in sede fissa e una equa web tax. Ma il rilancio dei nostri centri e dei nostri borghi può e deve passare da una rigenerazione degli spazi urbani, in grado di mutare nuovamente le abitudini di fruizione e di acquisto. Serve dire basta alla costruzione di nuovi capannoni commerciali come è appena accaduto a Misano e come dovranno fare altri nostri territori, pena la desertificazione dei centri urbani. Servono città come luoghi di persone, fruibili a tutti, destinati ad aumentare il benessere dei cittadini e dei turisti e di conseguenza delle attività economiche e della collettività”.