Indietro
menu
in 23 senza lavoro

America Graffiti. Al tavolo col sindacato assenti i concessionari

In foto: l'America Graffiti @newsrimini.it
l'America Graffiti @newsrimini.it
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 11 feb 2020 12:51
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Al momento non ci sono schiarite sulla situazione dell’America Graffiti, il locale che si affaccia su piazzale Kennedy chiuso dallo scorso mercoledì. La vicenda è legata ad un braccio di ferro, arrivato anche nelle aule di tribunale, tra i concessionari dell’area demaniale e la società che negli ultimi anni ha gestito il locale (vedi notizia). Il giudice ha infatti accolto la sospensiva e temporaneamente riconsegnato l’azienda ai concessionari.

Intanto, purtroppo, il locale resta chiuso e i suoi 23 dipendenti (che diventano 45 nei mesi estivi) sono senza lavoro. Ieri la Filcams Cgil (a cui si sono rivolti 14 lavoratori) aveva chiesto nel pomeriggio di lunedì un incontro alle due parti ma a presentarsi è stata solo la società Nettuno 2010 che gestiva il locale. Al tavolo non si sono, almeno per ora, seduti i concessionari che fanno capo alla società Nettuno snc. “La srl si è detta disponibile a mettere in campo tutte le azioni possibili per la prosecuzione dell’attività aziendale e il mantenimento dell’occupazione – spiega Mirco Botteghi della Filcams Cgil alla trasmissione Tempo Reale – nei prossimi giorni, oltre ad incontrare i lavoratori, solleciteremo quindi nuovamente anche la snc. In questo caso infatti non si tratta di restituzione di locali ma di un intero complesso aziendale e la legge dice che i lavoratori che vi lavoravano devono essere garantiti.” In questo momento la palla è quindi nelle mani dei concessionari.

Dure le parole del legale della società Nettuno 2010 srl, Massimiliano Angelini, sull’assenza al tavolo dei concessionari. “Evidentemente – scrive – chi ha chiesto -e temporaneamente ottenuto- la restituzione dell’azienda non è affatto intenzionata ad adempiere al dovere di garantire la continuità delle prestazioni lavorativa dei dipendenti giuridicamente previsto in caso di retrocessione dell’azienda. E’ stata persa un’altra occasione per tutelare 23 lavoratori e le loro famiglie di cui, chiaramente, non si hanno cuore le sorti”.