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In uscita a fine mese

L'angelo della Camporesi nella pubblicazione su Dürer

In foto: L'angelo di Denise Camporesi
L'angelo di Denise Camporesi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 13 gen 2020 14:01 ~ ultimo agg. 14:18
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C’è anche una delicatissima opera di Denise Camporesi nella pubblicazione, che uscirà a fine mese per la Paleani editore, dedicata ad Albrecht Dürer. Si tratta di un’opera a colori pastelli che rappresenta un angioletto che tiene tra le mani il velo con il volto della Sacra Sindone.

A spiegare la scelta dell’opera per la pubblicazione è lo stesso editore e scrittore Ernesto Paleani:
Ultimamente – spiega – l’artista ha dipinto sette grandi opere denominate “Molecole d’Angeli” di cui tre saranno esposte permanentemente nell’Ala Nuova dell’Ospedale di Rimini. Essendo il curatore per organizzare una mostra personale a Roma sugli Angeli e Ritratti fatti dalla Camporesi, ho voluto che mi rappresentasse una immagine legata a quanto ho scritto sull’Autoritratto del Dürer, donato a Raffaello Santi, e il Volto di Cristo. L’opera di Denise affascina per il collegamento con le antiche rappresentazioni: le sfumature colorate, gli occhi dolci e teneri, le manine che sorreggono il velo trasparente con il volto della Sindone, i piedini sorretti dalle nuvole, fanno di questo un capolavoro da ricordare affiancandolo alle opere di grandi artisti. Inoltre il rapporto tra le sacre rappresentazioni e la Sindone è il tema centrale dell’Autoritratto del Dürer”.

Qualche nota sul libro Albrecht Dürer. Autoritratto Buccleuch. Iconologia e iconografia. Indagine e ricerca

L’Autoritratto Buccleuch è stato così definito, in quanto appartenente alla collezione scozzese del 5° Duca di Buccleuch. E’ un’opera di cui abbiamo le prime notizie, da parte di Giorgio Vasari. Chi conosce bene gli scritti del Vasari sulla vita di Raffaello saprà bene che vi è scritto così: “gli mandò la testa d’un suo ritratto condotta da lui a guazzo su una tela di bisso, che da ogni banda mostrava parimente e senza biacca i lumi trasparenti, se non che con acquerelli di colori era tinta e macchiata, e de’ lumi del panno aveva campato i chiari, la quale cosa parve meravigliosa a Raffaello.” E nella vita di Giulio Romano: “Fra le molte cose rare che aveva in casa sua, vi era in una tela di rensa sottile il ritratto naturale d’Alberto Duro di mano di esso Alberto, che lo mandò come altrove si è detto, a donare a Raffaello da Urbino. Il qual ritratto era cosa rara perché, essendo colorito a guazzo con molta diligenza e fatto d’acquarelli, l’aveva finito Alberto senza adoperare biacca, et in quel cambio si era servito del bianco della tela, delle fila della quale, sottilissime, aveva tanto ben fatti i peli della barba, che era cosa da non potersi imaginare, non che fare, et al lume traspareva da ogni lato.”
Raffaello dona dei disegni a Dürer tra cui uno è documentato. Ho affrontato questo tema viste le dichiarazioni attraverso le quali è stato possibile determinare il percorso dell’opera e la sua sparizione poi in seguito per secoli ed infine ritrovata nel mercato del collezionismo privato. Altra indagine e verifiche, da parte mia, sono state fatte sulle analisi effettuate con le radiografie presso l’Istituto de la “Lumiere Technology” di Parigi e sulle analisi fatte a Zurigo presso il laboratorio tecnico-scientifico di microanalisi del prof. Dr. Elisabeth Jagers e del Dr. Erhard Jagers.