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premiati al teatro galli

Fabbri e Missiroli raccontano il Sigismondo d'Oro

In foto: La premiazione
La premiazione
di Lamberto Abbati   
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sab 21 dic 2019 19:27 ~ ultimo agg. 22 dic 13:32
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Oggi pomeriggio il teatro Galli di Rimini ha ospitato il saluto di fine anno del sindaco Andrea Gnassi, arrivato in ritardo a causa “di una stampante difettosa”, e la consegna del Sigismondo d’Oro. Il riconoscimento della città ai riminesi che si sono distinti per capacità e comportamento, quest’anno è stato conferito al semiologo Paolo Fabbri e allo scrittore Marco Missiroli.

Le motivazioni. Paolo Fabbri “per avere, con i suoi studi e il suo lavoro incessante in Italia e nel mondo, dato valore e restituito alla parola il senso esatto delle cose, forma espressiva universale del dialogo possibile tra persone e culture diverse; per avere salvaguardato, lungo la contraddittoria evoluzione della società e del costume italiano degli ultimi cinquant’anni, ruolo e funzione del lavoro intellettuale, artefice di connessioni ai più invisibili ma essenziali per le relazioni umane; per essersi impegnato in prima persona per valorizzare personaggi, storie, iniziative anche del territorio, al di fuori da ogni provincialismo e trasformandole in occasioni di discussione e di attenzione nel più ampio panorama internazionale”.

Marco Missiroli “per avere investito sul ‘lavoro’ dello scrittore, dimostrandone l’attualità e la necessità per andare oltre lo sguardo superficiale della realtà e delle relazioni tra persone; per avere dato impulso alla letteratura contemporanea attraverso romanzi che già formano un corpus narrativo omogeneo, per raccontare le incertezze e le contraddizioni del vivere moderno; per avere mantenuto non solo un rapporto personale ma fortemente poetico e creativo con Rimini, luogo che ricorre nelle sue opere letterarie come stato dell’anima della modernità individuale e universale”.

Entrambi hanno raccontato ai nostri microfoni cosa rappresenta per loro questa prestigiosa onoreficenza.

L’intervista a Marco Missiroli:

L’intervista a Paolo Fabbri: