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"Demanio, bene di tutti"

Concessioni. Mare Libero: sentenza Consiglio boccia proroghe senza appello

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 26 nov 2019 16:01
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Per il Direttivo del Coordinamento Nazionale Mare Libero, la recente sentenza del Consiglio di Stato in tema di concessioni demaniali (vedi notizia) va letta come una piena bocciatura dei rinnovi automatici. E coglie l’occasione per chiedere di potersi sedere al tavolo della “politica” con la stessa dignità delle altre associazione Il coordinamente Mare Libero, di recente costituzione, si propone di tutelare il mare e le coste, garantire il diritto dei cittadini a godere liberamente e gratuitamente delle spiagge. E’ presieduto dall’avvocato Roberto Biagini, già assessore al Demanio Marittimo del Comune di Rimini.


L’intervento del coordinamento Mare Libero:

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato n. 7874/2019 del 18.11.2019, quindi del massimo organo di giustizia amministrativa, è dirimente sul tema delle concessioni demaniali a scopo turistico ricreativo non solo perché boccia senza appello la proroga generalizzata di 15 anni prevista dalla Legge di Bilancio 2019, ma soprattutto per l’ autorevolezza della motivazione in punto di diritto sulle seguenti questioni:

a) richiamo ai principi consolidati dalla sentenza della C.G.U.E. del 14 Luglio 2016, sulla libera concorrenza, non discriminazione, libertà di stabilimento e pubbliche evidenze per le procedure di assegnazione delle concessioni e continuità alla conforme giurisprudenza, costituzionale, amministrava e ordinaria dell’ordinamento nazionale, precedente successiva a tale sentenza;

b) affermazione granitica che qualsivoglia rinnovo automatico del legislatore, oltre a non superare lo scoglio della contrarietà all’ordinamento euro-unitrario e ai principi costituzionali dell’ordinamento nazionale, non può essere considerato dalle amministrazioni locali come un atto che produce effetti automatici senza la necessità di un provvedimento amministrativo che lo integri, né tantomeno abilita l’ente territoriale ad adottare provvedimenti autonomi in tal senso. Questo vuol dire che un qualsivoglia provvedimento delle P.A. in materia di proroghe, se emesso, ha natura meramente ricognitiva delle conseguenze previste dalla legge che si produrranno solo se e solo nella misura in cui siano compatibili con il diritto dell’Unione Europea.

Alla luce di tali evidenze, l’applicazione delle norme sulla proroga, così come riproposta da ultimo dalla legge n. 145/2018, potrebbe creare non pochi problemi alle amministrazioni locali, nel momento in cui i provvedimenti saranno impugnati dinanzi alle autorità giudiziarie: quanto stabilito con quest’ultima sentenza può difficilmente essere ignorato da dirigenti e funzionari di Regioni e Comuni senza rischiare responsabilità personali, penali ed erariali. Chiaro sul punto il seguente passaggio della sentenza: “Occorre poi rammentare, in particolare con riferimento al caso qui in esame, che è ormai principio consolidato in giurisprudenza quello secondo il quale la disapplicazione (rectius, non applicazione) della norma nazionale confliggente con il diritto eurounitario, a maggior ragione se tale contrasto è stato accertato dalla Corte di giustizia UE, costituisca un obbligo per lo Stato membro in tutte le sue articolazioni e, quindi, anche per l’apparato amministrativo e per i suoi funzionari, qualora sia chiamato ad applicare la norma interna contrastante con il diritto eurounitario”.

D’altronde già alcune regioni si erano orientate nel senso della cautela ma le pressioni delle associazioni di categoria dei balneari sono davvero forti ed hanno portato a repentini cambiamenti nelle ordinanze come nel caso della Calabria che dopo aver emanato una circolare molto dura sul punto ha nuovamente cambiato idea invitando a fare la ricognizione.

La politica nazionale non può più adottare la strategia dello struzzo in quanto contiguamente alla propria inerzia esiste, di contro, una magistratura amministrativa (insieme a quella ordinaria e costituzionale) che continua a produrre sentenze orientante ai principi indicatici dall’Unione Europea e costituzionalmente orientati. I cittadini e gli imprenditori che hanno interesse a investire con procedure concorrenziali, aperte ed ecocompatibili sul turismo balenare devono avere certezze e vie d’uscita che solo la politica può indirizzare.

Allo stesso tempo dal momento che il “bene della vita” al centro dell’attenzione è il demanio marittimo, quindi un patrimonio della collettività e non un dominio a privilegio di pochi, la bussola che deve guidare il dibattito governativo e parlamentare non può che essere l’ utilità pubblica e l’ equo e razionale sfruttamento del bene stesso in modo da conciliare le esigenze dell’imprenditoria con quelle dei diritti inalienabili dei cittadini a godere liberamente delle spiagge e del mare. E’ per questo che chiediamo di essere legittimati a sederci al tavolo della “politica” con la stessa dignità delle altre associazione e formazioni sociali che hanno a cuore gli interessi dell’ambiente e dei beni comuni con la stessa dignità ed autorevolezza di coloro che rivendicano diritti concessori sul demanio marittimo, bene di tutti.