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anteprima di qui santarcangelo

Sei cuochi offrono ai santarcangiolesi la loro versione del bignè di Renato

In foto: I cuochi e gli organizzatori
I cuochi e gli organizzatori
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 24 ott 2019 16:19
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Ogni pellicola di successo è preceduta da un “trailer” accattivante, in grado di stuzzicare l’appassionato alimentandone la curiosità e l’attesa. “Qui Santarcangelo” non fa differenza. Anzi. Il progetto itinerante in cinque tappe, ideato da Fausto Fratti per raccontare come in un film i prodotti della storia e della tradizione clementina fra cucina, arte, musica e poesia, lasciando poi in eredità il menù identitario della città, sarà infatti preceduto da un’affascinante anteprima pubblica.

L’appuntamento è fissato per lunedì 28 ottobre alle 10.30 nella piazzetta su cui si affaccia il Caffè Commercio, la “piaza di òman” come la si chiamava un tempo. E’ lì che nel primo decennio del Novecento è nato quello che è passato alla storia come il bigné di Renato, un dolce della domenica diventato tradizione di famiglia e della città che i discendenti hanno conservato fino a una quindicina di anni fa. Lunedì 28, ognuno dei sei cuochi parte di Qui Santarcangelo, insieme ad attori, musicisti, poeti e pittori, ne proporrà una sua interpretazione che i santarcangiolesi potranno degustare liberamente e una speciale giuria sarà chiamata a valutare. Per Paolo Bissaro della Canonica di Casteldimezzo, Claudio Di Bernardo del Grand Hotel di Rimini, Omar Casali del Maré di Cesenatico, Mariano Guardianelli di Abocar di Rimini, Massimiliano Mussoni de La Sangiovesa di Santarcangelo e Silver Succi del QuartoPiano di Rimini sarà una sorta di Notte degli Oscar.

“Anche se non sarà una gara, non ci sarà un vincitore e alla fine non sarà neanche svelato il nome di chi ha realizzato quello che secondo i componenti della commissione avrà avvicinato di più l’originale. E’ un momento pensato per omaggiare il bigné di Renato e fornire un assaggio dell’iniziativa che prenderà il via lunedì 4 novembre e si chiuderà lunedì 9 dicembre dopo aver raccontato la città di ieri e di oggi attraverso la sua cucina e le sue più belle componenti artistiche. Nella commissione di tre tester ci saranno anche i discendenti di Renato e un esponente della famiglia sarà il super giudice che avrà il voto decisivo in caso di discordanza nel trio. Quello scelto diventerà poi il dolce servito nella serata del Caffè Commercio ed entrerà nel menu finale”, spiega proprio Fausto Fratti, rivelando con orgoglio che i 60 abbonamenti disponibili per l’intera programmazione sono andati letteralmente bruciati in una settimana. “Questo non può che fare piacere a tutti, visto che l’intero ricavato del progetto sarà devoluto all’Associazione Paolo Onofri che sostiene l’ospedale Franchini”, commenta l’ideatore.

Ecco come nacque il bigné. Sono Daniela e Roberto, due dei nipoti, a riannodare i fili della storia del Commercio. Un “film nel film” che parte da molto lontano. “E’ nel 1923 che nonno Renato Giacomini lo ereditò dalla sorella emigrata in America, che lo aveva aperto nei primi anni del 1900. Faceva il falegname nel paese alto e viveva a Palazzo Cenci, ma quando prese in gestione il bar insieme all’altra sorella Dinola si trasferì giù e iniziò ad abitare nel paese basso. E’ stata proprio Dinola, amante della pasticceria, l’inventrice del bigné negli anni ‘20”, raccontano in coro, facendo correre la mente a quell’uomo glabro sempre elegantissimo e inappuntabile nei suoi abiti color nocciola. A raccogliere il testimone dalla Dinola è stata poi la moglie di Renato, la Bigia. Lui non li ha mai cucinati: io andavo a prenderli di sopra e lui li tagliava, gli metteva la crema e lo zucchero a velo e preparava i vassoi. Li si faceva una o due volte alla settimana, ma visto che in casa non avevamo il forno si andava a cuocerli al Panificio Valeri e poi, quando ha chiuso, da Casalini. Solo nel momento in cui le normative lo hanno impedito, abbiamo acquistato un forno industriale. La mamma lavorava fino alle 3 di sabato notte e alle 4 apriva il bar”, rivela Daniela. “Visto che venivano fatti a mano e realizzati lavorando con due cucchiai, erano uno diverso dell’altro e li vendevamo allo stesso prezzo della brioche anche se ben più grandi. Nonno Renato è morto nel 1972, ma Maria Teresa ha continuato a servirli fino alla fine del 2006”, chiosa Roberto. Tredici anni più tardi, lunedì 28 ottobre, i cuochi regaleranno come detto ai santarcangiolesi il loro bigné di Renato in quelli che saranno i primi ciak di “Qui Santarcangelo”. Tutti invitati, quindi, nella “piaza di òman” alle 10.30.