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Poche certezze

Mercatone Uno, situazione sempre più complicata

In foto: il punto di Rimini nord
il punto di Rimini nord
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 18 ott 2019 12:24
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A due settimane dalla scadenza del 31 ottobre, non sembra che siano tante le aziende interessare a presentare offerte vincolanti per l’acquisto dell’intero o di parte dei negozi del Gruppo Mercatone Uno. Sarebbero infatti solo 11, spiega la Cisl, le aziende che hanno richiesto l’accesso alla data room. I commissari straordinari hanno però rassicurato i sindacati sull’intensificazione delle operazioni per rendere più appetibili le superfici.
Al momento i lavoratori coinvolti sono 1731, rispetto ai 1824 presenti al momento della cessione, e di questi poco più di 200 hanno richiesto la sospensione dell’ammortizzatore sociale per effettuare attività a tempo determinato. Anche il perimetro oggetto di cessione è variato: dei 55 punti vendita, solo 18 risultano di proprietà del gruppo mentre gli altri sono di proprietà di terzi e locati. Su molti è già intervenuto lo sfratto mentre in altri casi sono in corso le rinegoziazione degli affitti.
Una situazione che preoccupa sindacati e Comuni che hanno chiesto al Mise di intercedere tra le due procedure concorsuali (Mercatone – Shernon) per sanare le divergenze generate dalle giacenze merceologiche presenti nei negozi. Il ministero però non ha accolto l’istanza.
Sulla questione la Fisascat Cisl ha sollecitato un incontro al Giudice Delegato della Shernon Holding oltre che alla curatela fallimentare e allo stesso Mise – già convocato al Tribunale di Milano per il 28 ottobre – sottolineando “la necessità di un contradditorio alla presenza di tutte le parti interessate”. Inoltre i sindacati hanno richiesto di avere i dati dettagliati dei punti vendita oggetto della cessione e della forza lavoro insistente su ogni punto vendita.
La vertenza è già costata la perdita occupazionale di 888 posti di lavoro nel 2018 e la riduzione dei diritti individuali e dell’orario di lavoro con perdite ingenti sotto i profili salariale e contributivo.
«Anche in questa fase, in assenza di garanzie, è a rischio la tenuta occupazionale» ha stigmatizzato la segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca sottolineando che «resta essenziale concordare una azione congiunta finalizzata ad affrontare la grave condizione reddituale dei lavoratori allo stato in cassa integrazione a zero ore – in media a 400 euro mensili – rapportata all’orario di lavoro, ridotto nella fase di cessione alla Shernon Holding a fronte delle garanzie occupazionali fornite dalla direzione societaria». «Il nostro auspicio – ha aggiunto la sindacalista – è quello di una supervisione istituzionale che consenta la rimodulazione della Cigs, e, a due settimane dalla conclusione ipotizzata per la ricerca di possibili acquirenti, di individuare una soluzione sul destino del perimetro oggetto di cessione e sul futuro occupazionale dei lavoratori coinvolti». «Necessita mettere in campo un piano straordinario immediato onde evitare la moria di posti di lavoro impotenti, non vorremmo che le licenze venissero cedute senza alcuna tutela per i lavoratori – ha chiosato la sindacalista – E’ questo ciò che ci aspettiamo come azione strategica da parte del ministero dello Sviluppo Economico». «Il nostro compito – ha evidenziato Blanca – è quello di affiancare, coaudiuvare, supportare e monitorare affinchè le crisi aziendali possano avere ripercursioni minime sui lavoratori e impattare di meno su tutta la collettività». «Gli ammortizzatori sociali sono di ausilio ma non rappresentano il nostro obiettivo – ha concluso la sindacalista – Riteniamo sia doveroso avere una visione prospettica e, in base alle competenze e alle responsabilità di ciascuno, creare le migliori sinergie per salvaguardare i posti di lavoro e le professionalità»