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I numeri

Reddito di cittadinanza, a Rimini ne usufruisce il 5,9% dei disoccupati

In foto: repertorio
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di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 23 set 2019 16:37 ~ ultimo agg. 17:59
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Reddito di cittadinanza, se n’è parlato tanto, ma alla prova dei fatti, in quanti ne usufruiscono nella provincia di Rimini? E dove vivono? Una prima risposta arriva dai dati elaborati dal Sole24Ore e diffusa oggi dal Comune di Rimini, secondo cui in provincia è il 5,9% della popolazione inattiva sul lavoro (ovvero coloro che, fino ai 64 anni, non hanno presentato la dichiarazione dei redditi nel 2018) a godere del reddito di cittadinanza.

In provincia il comune con la percentuale maggiore è Gemmano, con il 6,4%, mentre le medie più basse vanno ai comuni della Valmarecchia, in particolare a Poggio Torriana, 1,8% e Talamello 1,2%. I dati medi della provincia di Rimini sono in linea con quelli regionali e di altre regioni del nord est. Oltre a Gemmano, tra le città più grandi sono solo il capoluogo, Rimini (con il 5,9%) e Cattolica (5,1%) a posizionarsi sopra il 5%.

Città

% reddito di cittadinanza su popolazione inattiva

Gemmano

6,415%

Rimini

5,922%

Cattolica

5,110%

San Leo

4,567%

Misano Adriatico

Riccione

Casteldelci

Saludecio

Coriano

Montescudo/Montecolombo

Montefiore

San Clemente

Maiolo

Novafeltria

Montegridolfo

Pennabilli

Santarcangelo di Romagna

San Giovanni Marignano

Bellaria – Igea marina

Sant’Agata feltria

Morciano

Verucchio

Mondaino

Poggio Torriana

Talamello

4,436%

4,394%

4%

3,857%

3,618%

3,550%

3,442%

3,441%

3,393%

3,236%

3,167%

3,160%

3,138%

3,081%

2,968%

2,845%

2,830%

2,441%

2,341%

1,803%

1,215%

Se invece confrontiamo i dati con le altre province dell’Emilia Romagna, emerge che Rimini è il terzo capoluogo per copertura del Reddito di cittadinanza, dopo Bologna con il 6,06% e Ferrara col 5,94%.

 

Il Comune di Rimini si sta muovendo anche sul fronte dei Progetti utili per la collettività (Puc). I Puc sono dei progetti personalizzati, obbligatori per chiunque beneficerà del reddito di cittadinanza, per un massimo di 16 ore settimanali, pena la revoca del reddito.

I progetti sono individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità, tenuto conto anche delle opportunità che le risposte a tali bisogni offrono in termini di empowerment delle persone coinvolte. Attività complementari, a supporto e integrazione rispetto a quelle ordinariamente svolte dai Comuni e dagli Enti pubblici coinvolti. Ne consegue, in particolare, che le attività progettate dai Comuni in collaborazione con i Soggetti di Terzo Settore e di altri Enti Pubblici non devono prevedere il coinvolgimento in lavori/opere pubbliche, né le persone coinvolte possono svolgere mansioni in sostituzione di personale dipendente dall’Ente pubblico. Allo stesso modo, le attività previste dai PUC non possono essere sostitutive di analoghe attività affidate esternamente dal Comune.

In pratica l’attività del Puc sostiene quella delle figure professionali senza sostituirsi ad esse.

Ad esempio una persona con competenze acquisite nell’ambito dell’assistenza domiciliare alle persone anziane non può svolgere le azioni proprie di un operatore qualificato, ma, eventualmente, potrà costituire un supporto per un potenziamento del servizio con attività ausiliarie, quali la compagnia o l’accompagnamento presso servizi.

“Siamo pronti – è il commento di Gloria Lisi, assessore alla protezione sociale del Comune di Rimini) – a partire con i Progetti utili per la collettività.  Attività a carattere sociale con il duplice obiettivo di supportare la comunità e rinforzare il progetto di autonomia di quei riminesi che, pur ricevendo il reddito di cittadinanza, non possono svolgere attività lavorative a chiamata, come quelle che propongono i centri per l’impiego. Attività e progetti che verranno gestiti in stretta collaborazione con gli operatori dei Centri per l’impiego e i navigator. Rimini ha agito di anticipo ed è pronta per partire. Quando, nello specifico, non si sa ancora, perché dipende da scelte a livello governativo e regionale. L’idea è quella di potenziare quei servizi alla collettività che, con poco, possono permettere una maggiore fruizione sia dei luoghi che degli eventi e delle attività pubbliche”.