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1979. Prenotare, e subito

Il problema? Troppi turisti. I bilanci degli anni del boom

In foto: Rimini vintage
Rimini vintage
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 15 set 2019 11:48 ~ ultimo agg. 16 set 12:47
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Quaranta anni fa per i bilanci di fine stagione non c’era bisogno di numeri e percentuali. I metodi di rilevazione erano infatti molto più empirici che scientifici: bastava il colpo d’occhio. “Sulla Riviera Adriatica l’unico problema era trovare un letto per tutti i turisti”, titolava un articolo del quotidiano La Stampa dell’11 settembre 1979 a consuntivo di fine stagione.

“Abbiamo in provincia (all’epoca Forlì ndr) oltre seimila tra alberghi, pensioni e locande ma era tutto esaurito dal 15 luglio – ricordava una dichiarazione genericamente attribuita agli enti locali preposti al turismo – tanto che l’Azienda di Soggiorno di Rimini aveva dovuto diramare tramite la stampa già a metà luglio l’avvertimento di prenotare subito un letto prima che fosse troppo tardi”. Il last minute era evidentemente un concetto ben al di là da venire. E ancora, c’erano stati “problemi di traffico per l’altissimo numero di veicoli e i problemi di posteggio non solo per le auto ma anche per le barche”.

Poi c’erano anche i “pataccari che vendono anelli e orologi di similoro. Molti sono arrestati ma ce ne sono troppi”, questione che in varie modalità si sarebbe rivelata ostica negli anni. Eppure, ribadisce fino alla conclusione l’articolo, il vero problema dell’estate ’79 era stato trovare spazio per tutti. Tanto che le aziende di soggiorno dirottavano i turisti nell’entroterra: Valmarecchia ma anche Forlì, Cesena o Faenza.

Articoli che oggi possono far sorridere chi non c’era e che scatenano l’effetto nostalgia per chi ha vissuto quegli anni ruggenti, in una Riviera che oggi – seppur con tutti i margini di miglioramento dell’offerta turistica – non potrà più essere così perché quel mercato delle vacanze non c’è più da decenni: le due settimane di ferie oggi sono state sostituite dal mordi e fuggi. E anche perché quello era un modello turistico particolare, nel bene e nel male, con aspetti oggi difficilmente sdoganabili. Sono note le leggende di sottoscala e mansarde che diventavano alla bisogna camere per i clienti. E, raccontava La Stampa come fosse prassi diffusa, “taluni albergatori provvedevano ad alloggiare i loro ospiti in cinque o sei per ogni camera (facendo magari pagare ad ognuno il prezzo di una camera singola)”. Un po’ Eldorado, un po’ Far West. ma comunque un’epoca irripetibile.