Indietro
menu
Dopo l'addio di Renzi

Gnassi sul PD. Serve dibattito, non personalismi

In foto: (Renzi e Gnassi) Adriapress
(Renzi e Gnassi) Adriapress
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 17 set 2019 16:11 ~ ultimo agg. 16:27
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Sull’uscita dal PD annunciata da Matteo Renzi interviene il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che vede nei personalismi un rischio non solo per l’unità del PD ma anche per lo scenario politico del paese, dove delusione e disinteresse sono sempre più diffudi. Ci sono invece temi su cui occorrono risposte pronte dal centrosinistra, come la ridistribuzione della ricchezza e i progetti di crescita. In questo momento delicato, che lo vede di nuovo al Governo, il PD per Gnassi non può essere lasciato ai giochi delle correnti.


“Vale per Renzi, valeva per Bersani, vale e valeva per tutti: non si sbatte la porta di casa propria e si va via per sempre, soprattutto quando è in atto una discussione ed è viva una sfida come quella del Governo. Non ci sono se né ma. Prima di ogni cosa, e di ogni valutazione personale, dovrebbe essere messo l’interesse comune di un Paese e di un’alternativa all’isolazionismo e al sovranismo che lavora su odio e paure. La storia e i precedenti insegnano che da traumi come questi chi ci guadagna è la delusione, che è l’anticamera dell’astensione e il viatico a derive che l’Italia ha già conosciuto. Ed è un errore anche (soprattutto?) perché con questa mossa , e la quasi certa personalizzazione polemica e mediatica, si inibisce ancora una volta il dibattito di fondo: quale deve essere la natura e la vocazione del nostro Partito Democratico? Il futuro non può che essere quello di uno spazio democratico allargato, in grado per la sua anima inclusiva di contrapporsi nella maniera più estesa al pericolo del sovranismo becero, del partito azienda, del partito di un capo. Un campo libero che supera gli steccati della ‘nostalgia del passato’ per capire, interpretare, includere appunto pezzi di società, adesso scarsamente o addirittura per niente rappresentati. Se da un lato nel mondo, e in Italia, si radica sempre più un blocco sovranista, che disprezza i principi costituzionali ed è in linea con i populismi internazionali più estremi, qual è la risposta di un moderno centrosinistra e del PD? Posto giustamente il tema della ridistribuzione della ricchezza, ad esempio, ci si affida a una logica (anch’essa demagogica) completamente assistenzialista e statalista? O, in un progetto di crescita che vede sussidiarietà attiva tra Stato, privati, comunità e enti locali, magari con un nuovo patto federalista e solidale per il Paese?

La personalizzazione di una fuoriuscita, la costituzione del gruppo autonomo, rischia di schiacciare sul nascere qualunque discussione che il PD invece deve fare. Spero e credo che il nostro segretario Zingaretti abbia nervi d’acciaio per concentrarsi sui problemi del Paese e su un PD di svolta, come affermato e dichiarato. Un PD che non può essere organizzato sull’unità delle correnti perché magari ‘tutte soddisfatte’. E’ proprio adesso che al Partito Democratico e alla stagione che ha deciso di interpretare con la rischiosa sfida del Governo, serve lo scatto”.