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Residenti di via Serra

TRC. Il Consiglio di Stato rigetta i ricorsi contro espropri

In foto: i lavori in via Serra (Newsrimini.it)
i lavori in via Serra (Newsrimini.it)
di Redazione   
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mar 27 ago 2019 13:21 ~ ultimo agg. 28 ago 10:29
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Il Consiglio di Stato ha rigettato oggi i sette ricorsi dei residenti di via Serra a Bellariva che si erano opposti agli espropri operati per fare spazio al cantiere del TRC. In un primo momento, nel maggio del 2018, i ricorrenti si erano visti dare ragione dal TAR. Con questa sentenza il consiglio di Stato ha accolto le ragioni di PMR.

Sei anni fa, nel 2013, i residenti di via Serra avevano messo in atto una protesta clamorosa contro i lavori del Trc, che stavano per portare alla demolizione di porzioni delle loro abitazioni o garage, per fare spazio al cantiere: erano saliti sui tetti delle case. Il cantiere non si era fermato, ma loro avevano deciso di andare per vie legali.

Con queste si concludono tutti i contenziosi legati alla realizzazione dell’opera: tra ricorsi per chi era stato escluso alla gara, espropriati, sono state un’ottantina le impugnazioni.

A restare in piedi è solo la richiesta di risarcimento avanzata da PMR nei confronti del Comune di Riccione e del sindaco Renata Tosi per gli stop al cantiere non autorizzati che fecero slittare di parecchio tempo l’esecuzione dell’opera: la richiesta di PMR è di 2 milioni di euro e c’è anche il penale per il sindaco. Il processo comincerà a settembre.

Dopo la sentenza del TAR del 2018 il presidente PMR spiegava così la posizione di PMR e la decisione di impugnare le sentenze: “Le sentenze del Tar hanno ritenuto illegittime le occupazioni temporanee decretate da PMR, occupazioni che erano state predisposte per procedere alla demolizione di pertinenze (depositi, ripostigli) parzialmente interferenti con il tracciato del TRC, che non potevano solo parzialmente essere demolite. Si tratta di una vicenda inerente la procedura amministrativa adottata: a giudizio del TAR, PMR avrebbe dovuto procedere non già con una occupazione temporanea bensì attraverso una espropriazione totale degli immobili ovvero del manufatto e del terreno. Ribadito che al solo fine di tutelare i cittadini gravati da quelle demolizioni, PMR (allora denominata Agenzia Mobilità) ritenne non fosse utile acquisire anche le aree di sedime dei fabbricati non essenziali alla realizzazione dell’opera e ciò per non aggravare i residenti che si sarebbero visti privati di ulteriori aree. I proprietari vennero indennizzati integralmente del valore dei manufatti demoliti, mentre, tramite la procedura di occupazione temporanea, venne loro riconosciuto un indennizzo ma lasciata ai legittimi proprietari l’area di sedime al termine delle operazioni.