Ospite al Meeting
Savona (Consob) sull'UE: battere i pugni non serve, si deve argomentare
In foto: Paolo Savona al Meeting
di Andrea Polazzi
lettura: 2 minuti
mer 21 ago 2019 14:04 ~ ultimo agg. 14:07
Attualmente presidente della Consob e ministro per gli Affari Europei fino allo scorso marzo, l’economista Paolo Savona è stato ospite martedì del Meeting nel convegno intitolato “Europa: problema o opportunità per l’Italia?”. Savona era balzato al centro delle cronache politiche nel maggio 2018 quando, nella fase di formazione del Governo Conte, sulla sua nomina a ministro dell’economia il presidente della Repubblica Mattarella aveva avanzato forti perplessità a causa delle sue posizioni critiche verso l’Europa.
“Dalla nascita dell’euro la situazione è di incompletezza. E’ nata – spiega Savona – una banca centrale che non ha il potere di intervenire come prestatore di ultima istanza, che è il modo invece per sconfiggere la speculazione. Speculazione che periodicamente attacca l’Italia e, se ben pilotata, costringe i governi a dimettersi.“
“Inoltre – prosegue l’economista – l’Europa si può considerare per certi versi un problema perché nel Trattato di Maastricht per consentire l’adesione della Germania fu aggiunta una parte con i quattro parametri per l’ingresso nell’euro. Due di questi, il parametro sul deficit pubblico e quello sul rapporto debito/pil, erano svantaggiosi fin dall’inizio e l’Italia ottenne l’autorizzazione a convergere verso l’equilibrio. Ma non riuscì a farlo e nacque un grave problema che ancora si pone nel momento in cui ogni anno si forma il bilancio pubblico dello Stato italiano.“
“Andare a Bruxelles e battere i pugni sul tavolo – conclude Savona – non serve a nulla perché servirebbe il potere che noi non abbiamo proprio perché abbiamo questi handicap di impegni presi con l’Europa e che non riusciamo a rispettare. Serve invece argomentare e riportare la forza della ragione al centro delle decisioni del Paese.“
Nel suo intervento il presidente della Consob ha parlato anche degli errori di Mario Draghi: “fece il Quantitative easing nel 2012, quattro anni dopo lo scoppio della crisi, quando molte imprese italiane erano già saltate“.
Non è mancato un commento sulla crisi del Governo di cui fino a marzo ha fatto parte: “Lega e Cinquestelle hanno provato a unire le due parti del Paese: quella che chiede assistenza e quella che più produce, ma poi le due parti hanno iniziato a dividersi, il sistema si è spaccato su questi elementi. Bisogna riprogrammare integralmente il bilancio dello Stato e di passare da un contratto di governo a un contratto sociale.“
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