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A Santarcangelo

Eccidio di Fossoli. Il discorso del sindaco Parma

In foto: Il ringraziamento di Gabriele, figlio di Rino Molari
Il ringraziamento di Gabriele, figlio di Rino Molari
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 21 lug 2019 13:08
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Questa mattina (domenica 21 luglio) alla Pieve romanica di Santarcangelo si sono celebrate le commemorazioni per il 75° anniversario dell’eccidio di Fossoli dove è stato fucilato anche il santarcangiolese Rino Molari. Al termine della messa in suo ricordo, alla presenza del figlio Gabriele, gli interventi della sindaca Alice Parma e della presidente provinciale dell’Anpi Giusi Delvecchio. “I corsi e ricorsi della storia – ha detto il sindaco – e i pericoli legati all’evoluzione incontrollata della tecnologia digitale sono solo alcuni dei fattori che rischiano di riportare indietro le lancette della storia nell’arco di una o due generazioni. Per questo è importante restare vigili, e capire la reale portata che queste implicazioni globali possono arrivare ad avere sulla nostra vita di tutti i giorni“. Studiare la storia è l’unico modo per capire il reale valore della libertà. Ma spesso, purtroppo, questo non basta” 

Il discorso del sindaco Alice Parma

Buongiorno a tutti e grazie di essere qui nel giorno di una ricorrenza importante: il 75° anniversario dell’eccidio di Fossoli. Quelle 67 persone uccise il 12 luglio 1944 al poligono di tiro di Cibeno, compreso il santarcangiolese Rino Molari che oggi siamo riuniti a ricordare, rappresentano un monito nella nostra storia. l monito inappellabile delle persone che sono morte per la nostra libertà.

Questa formula, di rito e anche un po’ retorica, nasconde un significato profondo che dobbiamo essere in grado di riscoprire, in particolare nei giorni del nostro presente. Ad esempio: siamo certi di conoscere il vero valore della libertà? In un articolo di stampa pubblicato nei giorni scorsi, si cita una ricerca secondo la quale meno di un terzo degli americani che hanno tra i 20 e i 40 anni ritiene molto importante vivere in una democrazia. Lungi dall’essere un problema soltanto dei giovani, la stessa ricerca evidenzia che una persona su 6 negli Stati Uniti è convinta che un governo militare sia un buon sistema per guidare lo Stato. L’articolo fa notare come i diritti individuali si siano ristretti in 71 Paesi del mondo negli ultimi quindici anni, mentre continuano ad aumentare i muri: i 16 del 1989 sono diventati 70, di cui 10 all’interno dell’Unione Europea. Un ultimo dato su cui riflettere riguarda i regimi non democratici, che nel 1990 rappresentavano solo il 12% del Pil mondiale, mentre oggi sono il 33% e tra breve supereranno il 50%.

I corsi e ricorsi della storia e i pericoli legati all’evoluzione incontrollata della tecnologia digitale sono solo alcuni dei fattori che rischiano di riportare indietro le lancette della storia nell’arco di una o due generazioni. Per questo è importante restare vigili, e capire la reale portata che queste implicazioni globali possono arrivare ad avere sulla nostra vita di tutti i giorni. La nostra percezione è per sua natura relativa: a parte rari casi, per capire la differenza tra due note simili dobbiamo ascoltarle ravvicinate, così come giustapporre due colori quasi uguali ci consente di capire qual è il più scuro. Per generazioni come la nostra o quella precedente, che fortunatamente non hanno conosciuto gli orrori della guerra e le deprivazioni della libertà, studiare la storia è l’unico modo per capire il reale valore della libertà. Ma spesso, purtroppo, questo non basta. Perché il Male si presenta sempre in nuove forme, come ci ricorda Umberto Eco ponendoci di fronte all’interrogativo: “Sapreste riconoscere il fascismo, se tornasse?”. Per aiutarci, nel suo saggio “Il fascismo eterno”, il grande studioso e scrittore evidenzia alcuni tratti a suo parere immutabili del fascismo, in grado di renderlo riconoscibile nonostante il mutare delle epoche. Una lettura particolarmente istruttiva, che fa scaturire un’altra domanda: è possibile individuare caratteri riconoscibili e permanenti anche nell’antifascismo, o comunque in quella parte di umanità che si oppone alle costrizioni e alle dittature?

Ecco allora che torniamo a Rino Molari, alla sua figura che non è sensato, e forse nemmeno utile, raccontare come un eroe o un martire. Rino Molari è prima di tutto un esempio, forse addirittura un archetipo. La sua tragica vicenda diventa l’emblema del pensiero autonomo e della libertà di coscienza che resistono alle intemperie della storia. Non è un caso che i nazifascisti, quando ormai fu chiaro che sarebbero stati sconfitti, eliminarono persone come Molari in tutta Europa, con l’intenzione di sottrarre all’umanità futura sensibilità e intelligenze che sarebbero state preziose per costruire una società più libera e giusta. Allora forse sono questi i tratti caratteristici dell’antifascismo, di chi conosce il reale valore della libertà e s’impegna nella sua difesa: libertà di pensiero, coscienza morale, dignità umana. Tutte caratteristiche, a ben vedere, che non possono essere cancellate da agenti esterni.

Perché ci possono sottrarre la libertà, togliere persino la vita, ma la scelta di rinunciare alla dignità di esseri umani è sempre e soltanto nostra.