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Decreto contestato

Sblocca cantieri. Delusa Cna: penalizza le piccole imprese

In foto: il presidente Cna Galeazzi
il presidente Cna Galeazzi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 9 mag 2019 13:07
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Il decreto sblocca cantieri del Governo è penalizzante per le piccole imprese. A manifestare delusione è il presidente di Cna Rimini Mirco Galeazzi. “Ci aspettavamo – dice – maggiore attenzione alle piccole imprese costrette ad accedere poco e con grande difficoltà al mercato degli appalti pubblici. Nulla di tutto questo.
Al Codice degli appalti – prosegue – sono state addirittura introdotte modifiche peggiorative rispetto a quelle inserite nell’ultima Legge di Bilancio. L’affidamento diretto viene ridotto da 150mila a 40mila euro. E la quota di subappalto incrementata dal 30 al 50%. Non è stato previsto niente per la suddivisione in lotti dei maxi-appalti e per valorizzare le imprese del territorio. Servono al più presto correttivi, strumenti e soluzioni che evitino alle piccole imprese l’estromissione definitiva dal mercato degli appalti pubblici. La scelta di istituire la figura del commissario procede, invece, sulla strada giusta” conclude Galeazzi “per rendere più fluido ed efficace il processo di rimozione degli ostacoli che finora hanno impedito l’avvio dei cantieri”.
Per CNA l’esperienza dei primi tre anni di attuazione del Codice ha messo in luce il tema della scarsa suddivisione degli appalti in lotti da parte delle stazioni appaltanti con valutazioni eccessivamente discrezionali che consentono di non ottemperare pienamente alla suddivisione in lotti dell’appalto nel bando di gara o nella lettera d’invito. Il processo di aggregazione della domanda si è tradotto in concentrazione favorendo da subito l’esclusione dal mercato di micro e piccole imprese. Particolarmente penalizzanti sarebbero il ritorno all’affidamento diretto per appalti sino a 40mila euro, il ricorso alla procedura negoziata con invito ad almeno 3 operatori per importi da 40 a 200mila euro (precedentemente il tetto era fissato a 150 mila); l’utilizzo della sola procedura aperta per importi da 200 mila al limite della soglia; l’innalzamento del limite, sino alla soglia, per l’utilizzo del criterio del prezzo.
CNA ritiene invece prioritario, per semplificare l’accesso al mercato degli appalti e ridurre gli oneri a carico delle imprese: riallineare la soglia di obbligatorietà SOA innalzando a 258.000 euro la soglia di lavori per i quali è necessario dimostrare la qualificazione della prima classifica SOA; Alleggerire gli obblighi di adozione di Sistemi di qualità aziendale, facendo scattare l’obbligo del possesso di certificazioni per l’ottenimento della qualificazione SOA solo a partire dalla V^ classifica; abrogare il comma 12, art. 84 del codice, poiché riteniamo pericolosi gli effetti delle disposizioni che prevedono la possibilità che le stazioni appaltanti più strutturate adottino un sistema di qualificazione alternativo, costituendo un proprio elenco di imprese di riferimento.

Altro tema assai delicato è quello dei cosiddetti Appalti Verdi. Il codice degli appalti prevede il carattere vincolante dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) per tutti gli appalti pubblici, senza distinzione rispetto alla dimensione dell’appalto (articolo 34) comportando l’individuazione di requisiti eccessivamente stringenti, introducendo livelli di regolazione superiori (goldplating) e non coerenti con le caratteristiche del nostro sistema economico. Secondo CNA sarebbe invece necessario eliminare l’obbligatorietà dell’inserimento dei CAM ma anche semplificarli al fine di evitare erronee applicazioni e difficoltà oggettive in fase di verifica dei requisiti richiesti, con un conseguente effetto distorsivo sul mercato.

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