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Operazione Eden Brand

Abbigliamento contraffatto, ai domiciliari noto imprenditore riccionese

di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 23 mag 2019 08:08 ~ ultimo agg. 24 mag 14:39
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“La felpa? La pago 7 euro, la vendo a 34 e in negozio la vendono a 100. Dobbiamo guadagnare, mica pettiniamo le bambole. Non possiamo mica prendere la roba a 10 e rivenderla a 12 o 14… I rischi sono troppo alti!”. E’ una delle intercettazioni in cui uno dei principali indagati svela il giro milionario che ha portato la guardia di finanza di Rimini ad eseguire questa mattina due arresti domiciliari nei confronti di un noto imprenditore riccionese di 46 anni e del socio di 51 anni residente a Talamello, e a sequestrare tre aziende, di cui una con sede al Gros di Rimini, quote societarie di cinque società, 12 immobili sparsi nel Riminese, tra cui un super attico in viale Ceccarini, un’imbarcazione e banconote di vario taglio per un totale di 1,6 milioni di euro stipate in cinque cassette di sicurezza di vari istituti bancari. Per un ammontare complessivo di 18 milioni. Le fiamme gialle hanno anche eseguito, sempre su provvedimento del gip Manuel Bianchi, due misure interdittive dell’esercizio della professione nei confronti di altri due imprenditori originari e residenti in provincia di Rimini.  Le accuse a vario titolo per i 35 indagati vanno dalla contraffazione internazionale di marchi all’autoriciclaggio.

Il negozio di via Dante a Riccione posto sotto sequestro cautelativo

Il video della Gdf con alcuni stralci delle intercettazioni

L’indagine era partita a fine 2017, dopo un sequestro avvenuto a Rimini di circa mille magliette contraffatte recanti i principali marchi di moda internazionali (Adidas, Nike, Gucci, Dior, Hermés, Vans, Supreme, Fila, Trasher e Pyrex, tra i tanti). E’ così che gli uomini delle fiamme gialle, coordinati dal sostituto procuratore Paola Bonetti, hanno scoperto che l’azienda My T-Shirt utilizzava la propria rete commerciale per vendere la merce contraffatta in tutta Italia, il più delle volte all’insaputa dei proprietari di boutique e negozi. Secondo il teorema accusatorio, la registrazione di marchi di moda già esistenti che spopolano soprattutto tra i più giovani, come Trasher e Supreme, avveniva in maniera fraudolenta a San Marino. Un giro d’affari stimato in 5 milioni di euro annui, come in parte confermato da uno degli indagati durante un’intercettazione telefonica: “In soli 6 mesi fatturo più di un milione di euro”. E proprio le intercettazioni ambientali e telefoniche sono state determinati ai fini delle indagini. Dalle prime ore di questa mattina, quindi, sono in corso i sequestri di circa 500mila capi d’abbigliamento contraffatti in ben 15 regioni italiane, oltre che a San Marino. Sigilli anche nei punti vendita della My T-Shirt in Romagna e in Toscana. “Un’operazione di alto livello – afferma il comandante provinciale della guardia di finanza di Rimini, Giuseppe Garaglioche ha permesso di incastrare un gruppo organizzato, dislocato tra Rimini e San Marino, capace di inondare il mercato nazionale di prodotti contraffatti”. 

L’intervista al ten. Colonnello Michele Ciarla: