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L'affondo di Indino

Luci spente al Cocoricò. Indino (Silb) punta il dito sul comune

In foto: l'interno del "vecchio" Cocoricò
l'interno del
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 30 mag 2019 12:52 ~ ultimo agg. 19:05
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Si addensano sempre più nubi sul futuro del Cocoricò, la discoteca che per anni è stata un simbolo di Riccione e della Riviera. Le luci, riporta oggi la stampa locale, sono ancora spente e dalla società che la gestisce finora non trapelano iniziative in programma per l’estate, ormai prossima. La discoteca ha vissuto anni complicati: prima lo stop imposto dal Questore nell’agosto 2015 dopo la morte per droga di Lamberto Lucaccioni, poi i controlli della Finanza sulle passate gestioni, il pignoramento dei marchi e infine, in tempi recentissimi, la sospensione della licenza da parte del comune per il mancato pagamento di parte delle rate della Tari. In questi giorni un blog ha lanciato una petizione online per salvare il Cocoricò. E sul locale dice la sua il presidente del Silb Gianni Indino, puntando il dito sulla criminalizzazione degli ultimi anni. “Qualcuno dovrebbe battersi il petto e dire “ho sbagliato” – attacca Indino dai microfoni di Tempo Reale (Icaro) – ma non lo farà. Faccio nomi e cognomi: l’amministrazione di Riccione che in questi ultimi anni ha avuto come ossessione più grande i locali da ballo“. Il presidente Silb premette che richiedere il pagamento delle tasse è più che legittimo ma contesta alcuni provvedimenti presi dal comune, come lo stop alla musica a mezzanotte, che “hanno trasformato Riccione in una città disertata dai giovani“. “L’economia del territorio – conclude – subirà un tracollo e tra qualche anno tutti se ne renderanno conto.

La nota stampa diffusa nel pomeriggio da Gianni Indino

“Il Cocoricò è uno dei locali faro nel panorama italiano: ha fatto tendenza, innovazione, moda e creato una proposta capace di fare diventare Riccione la meta preferita di tutti i giovani – dice il presidente provinciale di Confcommercio e Silb -. Un locale, un’azienda, che ha trainato il territorio per decenni e che continuerebbe a farlo, aggiungendo valore e appeal al nostro turismo. Ritengo che il Cocoricò chiuso sia un minus per la città e per l’intera Riviera di Romagna, non un plus come molti detrattori credono, sorridendo per questo addio. A validare questa riflessione sono proprio i ragazzi, i giovani vacanzieri, insomma la fonte del nostro turismo, che hanno lanciato di spontanea iniziativa una petizione con raccolta firme per non spegnere le luci e la musica del Cocoricò.
Non sono certo qui a dire che le gestioni non hanno commesso degli errori, anzi: pagare le tasse è un dovere di tutti. Ma l’errore più grande è stato fatto da questa amministrazione che fin dal primo giorno del suo insediamento ha messo nel mirino i locali, il divertimento, la musica e con essa il turismo giovanile. Prima lo stop alla musica a mezzanotte (per poi dover tornare velocemente sui propri passi), poi la guerra al Cocoricò, ora ai locali del Marano… A Riccione ormai è rimasta un’unica discoteca: l’auspicio è forse chiudere anche quella? In questi mesi, e per la verità anche in quelli passati, come Confcommercio provinciale abbiamo più volte chiesto di incontrare il sindaco Tosi per discutere del futuro, per poter dare risposte agli imprenditori che vogliono programmare la propria attività. Ancora stiamo aspettando un appuntamento e approfitto di questo intervento per rinnovarle la richiesta anche pubblicamente.
Dove è finita la Perla dell’accoglienza, del divertimento, la meta turistica preferita dai giovani? Ormai i ragazzi disertano Riccione e le preferiscono mete più lontane, dove possono trovare luoghi che non li demonizzano e che sanno come gestire questa fetta di turismo senza chiudergli le porte in faccia. Riccione invece affossa, inconsapevolmente o meno, quello stesso turismo che permette alla Riviera tutta di rimanere all’apice di arrivi e presenze. Qualcuno pensa che Riccione si possa permettere di perdere per scelta una fetta di turismo così importante? Le famiglie che oggi affollano il territorio sono composte da quei giovani che negli anni Novanta venivano qua a divertirsi nei locali e che ora tornano e ritornano perché si sono innamorati della Riviera e delle emozioni che si sono portati a casa. Il Cocoricò, in tutto questo, ha avuto un ruolo di rilievo.
A Rimini e a Misano, piaccia o no, i locali non solo resistono, ma lavorano e fanno tendenza. Non solo, si aprono progetti insieme al pubblico, in cui il privato investe su eventi in grado di portare migliaia di giovani che in vacanza ci vanno per divertirsi e ascoltare musica, creando sinergie che valorizzano tutta la filiera turistica, dalla ricettività al commercio, dai pubblici esercizi ai parchi divertimento. Ripudiare il mondo giovanile, anche a discapito del territorio, con ripercussioni dirette sul lavoro e indirette sul turismo e l’economia, piacerà forse ad alcuni residenti, ma non fa il bene il territorio.”