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IN SALA DEL GIUDIZIO

Il riminese Righetti e il Papa

In foto: Il Prof. Matteo Truffelli
Il Prof. Matteo Truffelli
di Lucia Renati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 7 mag 2019 18:03 ~ ultimo agg. 18:20
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Giovedì 9 maggio, alle 17, nella Sala del Giudizio del Museo comunale di Rimini, il professor Matteo Truffelli, docente di storia moderna all’Università di Parma, terrà una relazione, seguita da dibattito, sulla stretta collaborazione tra Igino Righetti e Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, nella Roma degli anni Venti-Trenta. Quello con il prof. Truffelli è il primo di quattro incontri previsti nell’arco di quest’anno, a ottant’anni dalla morte di Igino Righetti (interverranno i professori Renato Moro, Nicola Antonetti, Tiziano Torresi). L’iniziativa è organizzata congiuntamente dall’Istituto superiore di scienze religiose “Alberto Marvelli” e dalla Fondazione “Igino Righetti”.

Chi era Igino Righetti:

Nato a Riccione nel 1904, quando la cittadina era ancora frazione di Rimini, Igino Righetti è stato protagonista della vita riminese, sino al momento in cui si trasferì a Roma, all’Università “La Sapienza”, per seguire i corsi della Facoltà di Giurisprudenza. Si deve a lui la fondazione a Rimini di una fiorente Università popolare aconfessionale e una dura polemica giornalistica con il fascismo riminese nascente. Eletto presidente della FUCI nazionale, collaborò intensamente con l’allora mons. Giovan Battista Montini, assistente ecclesiastico dell’Associazione, e diede impulso alla cultura cattolica italiana, aprendo l’associazione ai mondi filosofico – teologici di Francia e Germania, in particolare all’opera di Jacques Maritain. Insieme difesero l’autonomia del Movimento universitario dalle interferenze del regime, che in diverse occasioni, cercò di porre ostacoli alla elaborazione di una cultura alternativa a quella ufficiale. Righetti fondò poi e diresse, sino alla morte precoce (1939), il Movimento dei laureati Cattolici. Attraverso i Convegni annuali di Camaldoli, preparò le condizioni perché molti intellettuali (da Lazzati a La Pira, ad Aldo Moro) partecipassero attivamente alla Costituente e alla vita politica del nostro paese nel secondo dopoguerra. È noto che, proprio nel Convegno di Camaldoli del luglio 1943, Sergio Paronetto, Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno, stesero un documento, il cosiddetto Codice di Camaldoli, che servì da guida ai cattolici democratici nell’elaborazione della Costituzione repubblicana e nella ricostruzione del paese nel secondo dopoguerra.