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Il programma di Nove

"Giallo Pantani": tante voci sui dubbi ma anche una a smontarli

In foto: L'ex procuratore Giovagnoli (Nove)
L'ex procuratore Giovagnoli (Nove)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 3 mag 2019 14:55 ~ ultimo agg. 15:35
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96 minuti per ripercorrere i dubbi che in questi anni hanno accompagnato i due momenti che hanno segnato la vita di Marco Pantani: il controllo di Madonna di Campiglio nel giugno 1999, a Giro d’Italia ormai vinto, e il tragico 14 febbraio del 2004 quando il pirata fu ritrovato senza vita al residence Le Rose di Rimini. Molte delle questioni sono ormai note da tempo. Il programma “Giallo Pantani” dell’emittente Nove ha provato a metterle in ordine con una articolata esposizione di documenti, intercettazioni e interviste. E ponendo, a fianco delle tante voci critiche sulle verità “ufficiali”, anche quella dell’ex Procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli a motivare gli esiti dell’inchiesta bis, aperta nel 2014 a seguito di un esposto presentato dalla famiglia e chiusa l’anno successivo con la richiesta di archiviazione per mancanza di elementi a sostegno dell’ipotesi di omicidio.

La prima parte della trasmissione è dedicata ai fatti di Madonna di Campiglio e alle ombre di pressioni della malavita sul controllo dell’ematocrito che fermò la corsa del Pirata. Con il caso di Vallanzasca che raccontò di essere stato avvicinato in carcere da un detenuto che gli indicò di non scommettere su Pantani perchè tanto a Milano non ci sarebbe arrivato, e l’intercettazione di una telefonata del malavitoso che sarebbe il detenuto in questione. Anche sui fatti di Madonna di Campiglio c’è stata un’inchiesta bis, aperta dalla Procura di Forlì (nella trasmissione interviene anche l’ex procuratore dell’inchiesta Sergio Sottani) e archiviata dopo due anni di indagini nel 2016 a causa della prescrizione del reato ipotizzato: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. La richiesta della famiglia, a oggi senza esito, era che alla luce degli elementi emersi se ne occupasse l’antimafia.

Poi il racconto della progressiva caduta di Pantani, ormai incapace di tornare ai suoi livelli agonistici, in un baratro di stupefacenti e fantasmi interiori. E i fatti di Rimini. I dubbi sono sostanzialmente quelli già espressi dalle Iene e in altre sedi: la disposizione della camera, le richieste del pirata alla reception di chiamare i Carabinieri, la possibilità o meno che qualcuno entrasse in quella camera, il bolo di mollica, la posizione del corpo di Marco Pantani, la modalità di ssunzione della coc. Tutti punti ai quali Giovagnoli replica, ammettendo che si sarebbero potute fare rilevazioni delle impronte digitali più accurate ma solo ai fini dell’inchiesta sugli spacciatori.

Finale con le voci di chi, per tutta la puntata, ha chiesto risposte ai dubbi: in particolare mamma Tonina, l’avvocato De Rensis e il giornalista Davide De Zan, fermamente convinto che Pantani sia stato vittima di trame oscure. Dopo tanti interrogativi, a oggi non tali da mettere in discussione gli iter giudiziari, la chiusura con due slide che raccontano dati di fatto: “Marco Pantani è stato assolto in tutti i procedimenti da qualsiasi accusa di doping e frode sportiva”; “Il 16 aprile 2019, presso la Commissione Parlamentare Antimafia, i consulenti della famiglia Pantani hanno depositato un dossier chiedendo l’apertura di una nuova inchiesta sulla sua morte. Il presidente della Commissione si è impegnato a trasferire le nuove acquisizioni alle procure comeptenti”.

La trasmissione, del ciclo “Tutta la verità” prodotto da Verve Media Company per Discovery Italia, è firmata da Cristiano Barbarossa e Fulvio Benelli. Immagini di repertorio sono state fornite anche da Icaro Tv di Rimini.