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Respinto il ricorso

Condanna definitiva per l'omicida di Luna Stellato

In foto: Anna "Luna" Stellato
Anna
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 31 mag 2019 17:59 ~ ultimo agg. 1 giu 12:12
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E’ arrivata la condanna definitiva per il 39enne marocchino Zakaria Ismaini, l’uomo a processo per l’omicidio di Anna Maria Stellato, nota come “Luna”, 24enne ligure trovata senza vita il 14 luglio 2012 nelle acque di Torre Pedrera. La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dai legali del 39enne, confermando così la condanna a 29 anni in Corte d’Appello del 2018. In primo grado la condanna era stata a 30 anni. Le indagini per l’omicidio di Rimini sono state condotte dai Carabinieri, titolare dell’inchiesta il Pm Ercolani.

Ismaini è stato autore di altri due omicidi, uno in Sicilia e l’altro in Puglia.  Ismaini è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Cosimo Mastrogiovanni, 63 anni pensionato di Latiano bruciato vivo il 10 novembre 2014, e reo confesso per l’omicidio della 50enne Letizia Consoli, una vedova di 50 anni uccisa a Catania il 7 febbraio 2015 colpita alla testa e gettata in mare.
Decisivo, in tutte e tre le indagini, lo stesso particolare: per crearsi un alibi Ismaini ha chiamato col suo telefonino quello delle vittime, quando queste erano già morte. Il suo primo arresto a Rimini risale al 2008 per resistenza e danneggiamento.

L’autopsia stabilì che la giovane era morta per edema polmonare conseguente ad annegamento. Ismaini, che ammise di avere visto la ragazza senza vita ma di essere fuggito per paura, fu indagato solo per omissione di soccorso. Inizialmente la morte fu ritenuta un annegamento accidentale dopo l’utilizzo di stupefacenti ma la madre riuscì a far riaprire l’inchiesta: sul corpo c’erano alcune ecchimosi compatibili con un corpo contundente.

Nella sentenza di Appello la figura di Ismaini è stata definita criminologicamente compatibile con quella dell’“assassino seriale” per “la ritualità del delitto, quella sorta di celebrazione di una cerimonia orrida ed oscura”.