Piantare la speranza, il comune di Coriano al fianco dell'APGXXIII
La Giunta di Coriano ha approvato il progetto “Piantare la speranza”, presentato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
L’obiettivo è di dare valore a tutti i ragazzi che attraverso il progetto “Comunità educativa carceraria”, realizzato dall’APGXXIII in collaborazione con il carcere, trovano la forza e il coraggio di intraprendere un percorso di riabilitazione dopo aver scontato parte della pena in ambito carcerario.
Coriano mette a disposizione i giardini delle scuole del territorio affinché, una volta all’anno, si possa piantare un albero per ogni ragazzo accolto nel progetto in quel determinato anno, come segno di rinascita e di avvio di un nuovo percorso di vita nella società.
L’idea è nata in occasione di un incontro, tenutosi nel Municipio di Coriano, a cui hanno partecipato i ragazzi e gli educatori della Comunità su invito dell’Amministrazione.
In occasione della visita del Prefetto, dottoressa Alessandra Camporota, partita proprio dalla Comunità denominata “Casa Betania” della Papa Giovanni, è stata consegnata la delibera di Giunta Comunale che approva il progetto.
“Un segno importante dato alla presenza del Prefetto proprio perché Coriano, comune dell’entroterra Romagnolo – dice Beatrice Boschetti, assessore alle politiche del sociale – presenta sul proprio territorio sperimentazioni e progettualità ancora poco conosciute ma che devono diventare buone prassi e idee da sviluppare affinché la collettività possa diventare veramente inclusiva.”
“Fieri di essere il comune sperimentale – commenta il sindaco Domenica Spinelli – che, con questo progetto, attraverso l’attenzione all’ambiente si mira a sensibilizzare la popolazione ad una maggiore attenzione all’essere umano“.
“Quanto ho avuto modo di osservare ed ascoltare a Casa Betania – dice il prefetto Alessandra Camporota – una comunità quotidianamente operante verso il concetto di un bene non astratto, non può non condurre il mio pensiero alla nostra Carta Costituzionale e precisamente all’art.27 che, al comma 3, chiarisce che non solo “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità” ma esse “devono tendere alla rieducazione del condannato”. Casa Betania incarna tutto questo e l’iniziativa del Comune di “piantare la speranza” contribuisce ad un respiro osmotico tra chi sconta la pena e la comunità, anche esterna, che l’accoglie. Da Prefetto ritengo altresì doveroso sottolineare che le percentuali di recidiva di chi si “rieduca”, in particolare attraverso il lavoro, calano vertiginosamente a beneficio dell’intero sistema sociale“.