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Siria: dal sogno al progetto

foto di gruppo all'incontro

L’8 febbraio ho partecipato all’assemblea sulla proposta di pace per la Siria organizzata dall’Operazione Colomba. Erano presenti alcuni Siriani che vivono in Italia, oltre diverse associazioni e soggetti istituzionali che hanno aderito alla proposta di pace. La presenza di Sheikh Abdo con il racconto dettagliato della sua vicenda è stata il piatto forte del pomeriggio, accompagnato dai racconti dei recenti viaggi compiuti dai volontari della Colomba in varie realtà in cui i profughi siriani sono presenti.

Come ormai sono abituato a fare, fisso alcuni miei pensieri che desidero condividere con le persone che mi sono vicine; fissarli mi aiuta a non disperderli e condividerli mi aiuta a vedere se c’è qualcuno che mi fornisce qualche altra luce su questioni oggettivamente più grandi di me.

La situazione attuale: La proposta di pace per la Siria, scritta ormai da più di tre anni, vede una possibilità di concretizzazione nel ventilato progetto sostenuto da Russia, Turchia, USA e Iran di realizzare una zona sicura nel nord della Siria, per consentire ai profughi di rientrare in sicurezza e in dignità. Il rientro ipotizzato precedentemente dagli estensori della proposta di pace nella zona di Homs, per le scelte compiute in quel territorio, non appare possibile. Questa nuova ipotesi, a cui per ora si è solo accennato, ha riacceso le speranze di coloro che attendono di ritornare in Siria.
A questo punto anche l’impegno di coloro che hanno aderito alla Proposta di pace deve vedere una progressione. Se finora si trattava semplicemente di condividere un sogno, ora è importante provare a pensare ad un percorso progettuale che possa tradurre questa idea in una possibilità reale.

I miei pensieri: Personalmente condivido quanto è stato detto ieri da alcuni presenti, e individuo quattro passaggi che dovrebbero caratterizzare il nostro impegno attuale e futuro:
– riaccendere le luci dell’attenzione sulla situazione della Siria; per la gente conta solo ciò di cui si parla: il resto non esiste! La rinnovata adesione e impegno al sostegno della proposta di pace, la ripresa constante della preghiera per la Siria nelle nostre comunità, la condivisione dell’informazione sulla situazione reale del Paese e dei profughi; …. riaccendere le luci e tenere desta l’attenzione: perché non ridare un po’ di forza a “Rimini for Syria“?
– il lavoro per l’accoglienza delle famiglie attraverso i corridoi umanitari: conoscere le persone, accoglierle presso di noi, crea un movimento popolare diffuso e contagioso che genera spontaneamente attenzione e coinvolgimento a più livelli. Condividere i progetti di accoglienza con testimonianze concrete per aiutare altre comunità parrocchiali della nostra Diocesi a fare questo passo che ci provoca a crescere nello spirito evangelico.
– promuovere un “movimento” (mi dispiace, ma un’altra parola non mi viene) di pressione politica dal basso presso gli enti locali e i governi nazionali che coinvolga vari soggetti della società civile e del sistema democratico, perché il nostro Paese si faccia sostenitore negli ambiti internazionali della proposta di pace scritta dai profughi siriani. E’ importante l’adesione dei singoli e delle associazioni, ma occorre arrivare ad interpellare anche i livelli istituzionali che sono gli ordinari interlocutori di coloro che prendono le decisioni.
– cominciare a progettare il futuro e considerare la necessità di un impegno diffuso e popolare per la ricostruzione quando avverrà il rientro nella zona sicura. Fin da ora possiamo prevedere di sollecitare un impegno futuro in quella direzione.

La domanda che sta sotto a queste riflessioni e pensieri è: cosa posso fare io? su cosa io posso impegnarmi personalmente? Non tutti dobbiamo fare tutto, ma la forza di una comunità è proprio nella possibilità data ad ognuno di fare qualcosa di suo, all’interno di un progetto ampio e condiviso… anche quando si costruivano le cattedrali colui che tagliava le pietre nella cava o colui che le trasportava su un carro non si sentiva da meno di chi scolpiva le immagini del grande portale: tutti contribuivano alla costruzione della cattedrale e alla gloria di Dio. Anche noi possiamo farlo e realizzare insieme questa impresa che pure può essere a gloria di Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. (Mt 5,9)

dal blog Tecnodon