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cosa posso fare io?

Siria: dal sogno al progetto

In foto: foto di gruppo all'incontro
foto di gruppo all'incontro
di Andrea Turchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 11 feb 2019 08:06 ~ ultimo agg. 08:08
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L’8 febbraio ho partecipato all’assemblea sulla proposta di pace per la Siria organizzata dall’Operazione Colomba. Erano presenti alcuni Siriani che vivono in Italia, oltre diverse associazioni e soggetti istituzionali che hanno aderito alla proposta di pace. La presenza di Sheikh Abdo con il racconto dettagliato della sua vicenda è stata il piatto forte del pomeriggio, accompagnato dai racconti dei recenti viaggi compiuti dai volontari della Colomba in varie realtà in cui i profughi siriani sono presenti.

Come ormai sono abituato a fare, fisso alcuni miei pensieri che desidero condividere con le persone che mi sono vicine; fissarli mi aiuta a non disperderli e condividerli mi aiuta a vedere se c’è qualcuno che mi fornisce qualche altra luce su questioni oggettivamente più grandi di me.

La situazione attuale: La proposta di pace per la Siria, scritta ormai da più di tre anni, vede una possibilità di concretizzazione nel ventilato progetto sostenuto da Russia, Turchia, USA e Iran di realizzare una zona sicura nel nord della Siria, per consentire ai profughi di rientrare in sicurezza e in dignità. Il rientro ipotizzato precedentemente dagli estensori della proposta di pace nella zona di Homs, per le scelte compiute in quel territorio, non appare possibile. Questa nuova ipotesi, a cui per ora si è solo accennato, ha riacceso le speranze di coloro che attendono di ritornare in Siria.
A questo punto anche l’impegno di coloro che hanno aderito alla Proposta di pace deve vedere una progressione. Se finora si trattava semplicemente di condividere un sogno, ora è importante provare a pensare ad un percorso progettuale che possa tradurre questa idea in una possibilità reale.

I miei pensieri: Personalmente condivido quanto è stato detto ieri da alcuni presenti, e individuo quattro passaggi che dovrebbero caratterizzare il nostro impegno attuale e futuro:
– riaccendere le luci dell’attenzione sulla situazione della Siria; per la gente conta solo ciò di cui si parla: il resto non esiste! La rinnovata adesione e impegno al sostegno della proposta di pace, la ripresa constante della preghiera per la Siria nelle nostre comunità, la condivisione dell’informazione sulla situazione reale del Paese e dei profughi; …. riaccendere le luci e tenere desta l’attenzione: perché non ridare un po’ di forza a “Rimini for Syria“?
– il lavoro per l’accoglienza delle famiglie attraverso i corridoi umanitari: conoscere le persone, accoglierle presso di noi, crea un movimento popolare diffuso e contagioso che genera spontaneamente attenzione e coinvolgimento a più livelli. Condividere i progetti di accoglienza con testimonianze concrete per aiutare altre comunità parrocchiali della nostra Diocesi a fare questo passo che ci provoca a crescere nello spirito evangelico.
– promuovere un “movimento” (mi dispiace, ma un’altra parola non mi viene) di pressione politica dal basso presso gli enti locali e i governi nazionali che coinvolga vari soggetti della società civile e del sistema democratico, perché il nostro Paese si faccia sostenitore negli ambiti internazionali della proposta di pace scritta dai profughi siriani. E’ importante l’adesione dei singoli e delle associazioni, ma occorre arrivare ad interpellare anche i livelli istituzionali che sono gli ordinari interlocutori di coloro che prendono le decisioni.
– cominciare a progettare il futuro e considerare la necessità di un impegno diffuso e popolare per la ricostruzione quando avverrà il rientro nella zona sicura. Fin da ora possiamo prevedere di sollecitare un impegno futuro in quella direzione.

La domanda che sta sotto a queste riflessioni e pensieri è: cosa posso fare io? su cosa io posso impegnarmi personalmente? Non tutti dobbiamo fare tutto, ma la forza di una comunità è proprio nella possibilità data ad ognuno di fare qualcosa di suo, all’interno di un progetto ampio e condiviso… anche quando si costruivano le cattedrali colui che tagliava le pietre nella cava o colui che le trasportava su un carro non si sentiva da meno di chi scolpiva le immagini del grande portale: tutti contribuivano alla costruzione della cattedrale e alla gloria di Dio. Anche noi possiamo farlo e realizzare insieme questa impresa che pure può essere a gloria di Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. (Mt 5,9)

dal blog Tecnodon