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Venti anni fa

Quando "Lulù" tappezzò Sanremo

In foto: Magic Voice
Magic Voice
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 27 feb 2019 15:15 ~ ultimo agg. 28 feb 19:35
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Il Sanremo del 1999 condotto da Fabio Fazio (con lui doveva esserci anche Claudio Baglioni che però rinunciò per divergenze, salvo poi rifarsi in tempi recenti) lo vinse Anna Oxa con Senza Pietà, precedendo in un podio tutto femminile Antonella Ruggiero (Non ti dimentico) e Mariella Nava (Così è la vita). La sezione giovani consacrò invece Alex Britti con Oggi sono io e fece conoscerere anche la riminese Elena Cataneo (Nessuno può fermare questo tempo) e i romagnoli Quintorigo con Rospo.

Ma in quella edizione il Festival fece conoscenza con un cantante che a Rimini era già una celebrità. Sull’edizione de La Stampa di sabato 27 febbraio 1999 Gian Paolo Ormezzano, all’epoca inviato per il quotidiano torinese, titolò così la sua rubrica fissà dal festival Privé: “Testi ermetici, ma Lulù si capisce”. Il riferimento era alla hit di Magic Voice, che quell’anno sbarcò a Sanremo, intesa come città, con un interessante espediente di marketing: come primissima cosa per attirare l’attenzione e creare aspettativa tappezzò tutta la città di volantini con il testo della sua canzone.

Così scriveva Ormezzano: “La più pubblicizzata canzone di Sanremo a Sanremo è “Ciao ciao Lulù”, autore misterioso. Per chi volesse saperne di più c’è un indirizzo: Magic Voice via Angherà 7, Rimini (ancora ignaro che Magic Voice fosse proprio il nome dell’artista ndr). La canzone consta essenzialmente in un “Ciao ciao ciao ciao Lulù” che occupa metà del testo. Dal resto della composizione letteraria si evince che uno si è innamorato di quattro donne, ma nessuna ha funzionato. Una poi lo ha lasciato per un muratore con il quale ha fatto quattro figli prima di cercare – invano – di tornare da lui, il vero amore”. 

Ma, proseguiva Ormezzano, “rispetto a quasi tutte le canzoni del festival, quella di Lulù ha un vantaggio: la si capisce. O si capisce che non c’è niente da capire. La regola di quest’anno è che di una canzone del Festival non si debba capire nulla. Sussurrate, gracidate, raschiate, sospirate, nasalizzate, tradotte in neoitaliese oppure decisamente cantate in napoletano o in altri dialetti, le canzone di Sanremo hanno un minimo (o massimo, fate voi) denominatore comune: non si capiscono. Si deve andare al Festival con il libreotto, come all’opera? Oppure, considerati certi testi, è meglio non capire?”.

Dopo il 1999 Magic Voice tornò altre volte a Sanremo durante il festival, ed ha avuto altre ribalte mediatiche sia in programmi Rai che Mediaset. Restando, ovviamente, soprattutto un personaggio cult della Riviera. Perché il vero riminese non può non conoscere il ritornello di Ciao Ciao Lulù, un evergreen anche venti anni dopo il Festival “tappezzato” da Magic.