Agricoltura in provincia: settore residuale e precario

L’agricoltura in provincia di Rimini è un settore residuale e precario. Lo rileva un dossier della FAI Cisl. Gli operai agricoli nel riminese sono 2.261, appena il 6,6% di quelli romagnoli. “E’ la più bassa percentuale della Regione”, rileva il segretario Fai Francesco Marinelli. Ma non solo, oltre nove occupati su dieci (92,6%) ha un contratto con scadenza. Anche se, spiega il sindacalista, “grazie al diritto di riassunzione previsto dalla contrattazione provinciale, c’è la sostanziale certezza di ripetere la cosiddetta stagione l’anno successivo.” E se da un lato la precarietà del lavoro è una caratteristica dell’agricoltura (legata ai cicli della natura) d’altra parte sono evidenti le ricadute retributive. Da questo punto di vista vengono in soccorso la contrattazione integrativa e la disoccupazione agricola (le domande si possono presentare entro il 31 marzo). “Due strumenti – precisa Marinelli – fondamentali per i lavoratori del settore, che riescono così ad integrare la retribuzione precaria, nell’attesa del successivo contratto.” Ma qual è l’identikit del lavoratore agricolo in provincia? Over 30, nell’80% dei casi, e prevalentemente comunitario. Dei 2.621 addetti poco meno del 43% è infatti extracomunitario (1.121). “Un dato – spiega la Cisl – che contraddice il luogo comune per cui in agricoltura sono impiegate soprattutto persone provenienti da Paesi non UE. Infatti, in questi anni di crisi, c’è stato un ritorno al lavoro agricolo anche di tanti italiani che avevano perso il lavoro in altri settori economici.” Nel riminese sono 283 le imprese agricole registrate e di queste 239 occupano fino 9 lavoratori, 41 da 10 a 49 addetti e le restanti 3 aziende sono le più grandi.