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La nuova moda riminese: ammainare le bandiere… soprattutto in panchina

renate

Leonardo Acori e la Curva Est con la coreografia del derby con la Vis Pesaro (foto Rimini FC)

Le bandiere nello sport non esistono più. Lo si dice da tempo, pur con qualche rara eccezione. A Rimini è nata poi una nuova tendenza: quella di ammainare le bandiere… soprattutto se “sventolano” in panchina. È successo sette giorni fa nel baseball, con il benservito al manager dei Pirati Paolo Ceccaroli, monumento del batti e corri neroarancio. A completare il quadro è arrivato poi, giovedì, l’addio del presidente Simone Pillisio, che ha comunicato via Social di non volerne sapere più di Rimini, mettendo tra le varie cause del divorzio dai Pirati le reazioni della piazza alla notizia sul “Ciga”.

E da oggi non siede più sulla panchina della Rimini Calcio un’altra bandiera, questa volta biancorossa: Leonardo Acori, il tecnico del doppio salto dalla C2 alla serie B dell’era Bellavista e dell’insperata salvezza “senza stipendi” dell’era De Meis. Il condottiero di Tordandrea è l’allenatore più vincente della storia della Rimini Calcio e probabilmente prenderebbe diversi voti se si candidasse a sindaco di Rimini.

Acori è la seconda bandiera di cui il presidente Giorgio Grassi decide di fare a meno (limitatamente alla conduzione tecnica della prima squadra). Il precedente risponde al nome di Alessandro Mastronicola, che nel 2016/2017 guidò il primo Rimini di Grassi nella cavalcata dall’Eccellenza alla serie D, rischiando grosso poco prima di Natale e salvato, in quel caso, dal famoso “patto di ferro” tra squadra e società; e che a fine annata non fu confermato per la serie D.

Anche in quell’occasione il popolo biancorosso non approvò la scelta della società. Il Rimini targato prima Simone Muccioli poi Gian Luca Righetti centrò la promozione in C con un’altra stagione trionfale.

La speranza è che anche questa volta il Rimini possa centrare l’obiettivo, anche se questa volta non si chiama promozione ma salvezza!