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calvario giudiziario

A processo per sette anni e con i beni sequestrati, imprenditore assolto

In foto: il Tribunale di Rimini
il Tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 10 gen 2019 19:34 ~ ultimo agg. 11 gen 13:44
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Per un imprenditore riminese è finito un incubo durato 7 anni, durante i quali i suoi beni sono stati sequestrati e lui è rimasto a processo per aver evaso tramite la sua azienda 4 milioni e 500mila euro di Iva, questa era la tesi dell’accusa. Ieri, però, il calvario giudiziario dell’imputato, difeso dagli avvocati Moreno Maresi e Mattia Lancini, si è concluso con un’assoluzione piena, “perché il fatto non sussiste”.

I fatti risalgono al 2011, quando la Procura della Repubblica di Rimini ipotizza i reati di di “esterovestizione”, per una evasione di Iva stimata dagli inquirenti (dal 2007 al 2011), in oltre 4 milioni e mezzo, e di truffa aggravata per l’omesso versamento dei contributi previdenziali, per 650mila euro (dal 2007 al 2011), nei confronti del titolare di due società (una delle quali con sede a San Marino) che operano nel settore pubblicitario, e di un suo dipendente. In particolare, la complessa ed articolata indagine aveva accertato l’avvenuta ideazione di una struttura societaria formalmente con veste estera che, attraverso l’interposizione della società italiana, avrebbe spostato spostare a San Marino i flussi di redditi prodotti dall’esercizio di attività commerciali svolte esclusivamente in Italia, con omessa dichiarazione dei ricavi per oltre 22 milioni di euro, e con evasione dell’Iva per 4 e mezzo.

Allo stesso tempo gli inquirenti avevano ipotizzato il reato di truffa aggravata, consistita nell’utilizzo di personale per lo
svolgimento di promozioni pubblicitarie, omettendo però i versamenti dei loro contributi previdenziali. Nel corso delle indagini, avviate nel lontano 2011, la Procura aveva ottenuto il sequestro di ingenti beni. Un anno più tardi il Tribunale del Riesame di Rimini aveva parzialmente accolto il ricorso proposto dalla difesa, restituendo gran parte dei beni sequestrati agli imputati. Ma a seguito del ricorso proposto dalla Procura, la Corte di Cassazione nel 2013 ripristinava l’integrale sequestro dei beni. Nel corso della discussione il pubblico ministero aveva chiesto per entrambi gli imputati 2 anni di reclusione per il solo reato di truffa, con conseguente richiesta di confisca di beni.

Ieri, al termine del dibattimento, i due imputati hanno potuto gioire quando il Tribunale Monocratico di Rimini, nella persona del giudice Andrea Falaschetti, ha pronunciato sentenza di assoluzione, disponendo l’immediata restituzione dei beni sequestrati e mettendo la parola fine al loro calvario giudiziario.