Indietro
menu
Chiedono volontà politica

Sistemazioni a rischio. Sinti giostrai in presidio

di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 16 dic 2018 16:33 ~ ultimo agg. 18:13
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Avevano annunciato già alcune settimane fa l’intenzione di portare in pubblico le loro istanze (vedi notizia). Martedi alle 17.30 le famiglie di Sinti giostrai di Rimini insieme alle associazioni Rom e Sinte italiane protesteranno davanti al Consiglio Comunale di Rimini per la mancata applicazione della legge regionale n°11 sulle norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti, e contro quella che definiscono “l’ottusa e ostinata volontà della giunta Riminese di lasciare per strada un centinaio di Sinti Riminesi di cui la metà sono minori che frequentano le scuole locali”.

Le famiglie sinti giostraie che arrivarono a Rimini una trentina di anni fa. All’epoca, anche su sollecitazione dell’amministrazione, comprarono dei terreni agricoli per stabilirsi con le loro roulotte. Oggi sono una trentina i nuclei che, con case prefabbricate e gli allacci di dovere, vivono stabilmente nel Comune di Rimini. Solo che le leggi sono cambiate e da diversi anni la loro situazione risulta abuso edilizio. La soluzione, spiegano, sarebbe proprio nell’applicazione delle legge regionale.

“I Sinti giostrai di Rimini – recita una nota firmata dalle famiglie di Sinti giostrai di Rimini, Alleanza Romanì– rappresentano l’esempio migliore di integrazione e del progresso delle nostre comunità senza rinunciare all’identità culturale. Molti anni fa, quando le politiche delle istituzioni italiane nei confronti dei Rom e Sinti erano ridotte alla costruzione dei campi nomadi, alcuni sinti rifiutarono questa come unica possibile soluzione per le loro famiglie. Posare le case mobili e prefabbricati sui terreni agricoli di proprietà allora era consentito dalla legge. Molti di loro, investendo tutti i loro risparmi, acquistarono terreni agricoli e iniziarono da soli la loro lotta per una vita migliore, senza l’assistenza dei servizi sociali, senza fare parte del business della gestione dei campi e della inclusione sociale dei rom e sinti.

Dal 2005 la legge considera abuso edilizio anche la casa mobile sul terreno agricolo, ma nel 2015 la regione Emilia-Romagna ha approvato una legge che consente ai sindaci di modificare la destinazione d’uso per favorire l’integrazione delle comunità sinte in micro aree. Un modo di buon senso per risolvere un vecchio problema che in questo caso riguarda un gruppo di famiglie perfettamente integrate, rispettano la legge, pagano le tasse, i loro figli vanno a scuola.

Cosa impedisce al sindaco di applicare la legge, per una volta una legge buona per rom e sinti, e risolvere il problema di questi suoi concittadini italiani e suoi residenti da sempre? Questa è la domanda che vogliamo rivolgere pubblicamente all’amministrazione di Rimini, ricordando al sindaco che la giustizia non sempre combacia con l’applicazione della legge – è l’anno di ricorrenze di leggi funeste come quelle razziali – e se c’è una legge che aiuta a essere giusti non bisogna avere paura di applicarla, neppure se si teme di perdere qualche voto”.