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Natale a San Patrignano

In 1300 alla festa di Natale di San Patrignano

In foto: Festa di Natale a San Patrignano
Festa di Natale a San Patrignano
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 26 dic 2018 10:47 ~ ultimo agg. 29 dic 07:52
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Sono 349 i ragazzi della comunità di San Patrignano, che accoglie 1300 persone, che hanno festeggiato per la prima volta il Natale nella comunità, che quest’anno ha compiuto 40 anni di attività. Per 157 ragazzi il percorso è giunto al termine e si sono riaffacciati alla società.

Una festa ancor più sentita per i 39 ragazzi entrati nell’ultimo mese di dicembre, di cui 9 solo nella giornata della vigilia, quando la comunità ha aperto come da tradizione le sue porte a quanti si sono presentati.

A differenza degli anni ’90, oggi anche con chi entra alla vigilia facciamo un colloquio conoscitivo in modo da facilitare quanto più il suo inserimento in comunità – spiega Piero Prenna, al suo primo Natale da presidente – Ci auguriamo davvero che le 4 ragazze e i 5 ragazzi entrati alla vigilia, abbiano la volontà e la tenacia di portare avanti il loro non semplice percorso di rinascita”.

Tanti anche coloro che sono tornati a San Patrignano per vivere il momento della vigilia con la loro famiglia allargata. Dopo la Santa Messa in auditorium celebrata da don Fiorenzo Baldacci, si è tenuto il classico brindisi natalizio in sala da pranzo: quasi mezzo chilometro di tavoli per circa 2000 persone .

Il 2018, anno del 40esimo della comunità, è stato un anno particolarmente impegnativo – racconta Prenna – Sono stati tanti gli eventi che abbiamo realizzato per ricordare al meglio quello che è stato il nostro impegno in questi anni, ma questa ricorrenza è stata anche una spinta e un monito a non scordarci di quelli che sono i punti cardine del nostro impegno, riassumibili nel recupero e nella prevenzione. Se sono stati 349 i nuovi ingressi, è altrettanto vero che sono ben 157 coloro che hanno terminato il percorso di recupero e si sono reinseriti, l’85% dei quali è riuscita a trovare lavoro. Rispetto la prevenzione sono stati circa 46mila gli studenti di tutta Italia che abbiamo raggiunto e la speranza è che i nostri incontri possano averli aiutati a riflettere sulle loro scelte di tutti i giorni. Un comunità che supera ora questo 40esimo certa di voler portare avanti il suo impegno in maniera sempre più convinta”.

Ma la forza di San Patringnano sono le persone e le loro storie: c’è Gianni che in comunità è entrato nel 1993, Sara che ha scelto San Patrignano 15 anni fa, Leonardo che sulla collina di Sanpa è arrivato nel 2016. Queste le loro storie di speranza

Gianni: Era il 6 Gennaio 1993 e la mia storia con San Patrignano è nata nel parcheggio antistante la comunità. Con me c’era mia mamma, esasperata da 16 anni di tossicodipendenze e mia zia che in quel momento gestiva l’associazione di Ravenna. Io non avevo mai preso in esame di fare un percorso, né di riconquistarmi la dignità. Avevo sempre pensato di morire giovane, di morire in mezzo alla strada, di non conoscere la vecchiaia. Mi ricordo quei 50 metri dall’ingresso alla sala da pranzo, che mi sono sembrati un chilometro. Mi portarono al tavolo da Vincenzo che stava festeggiando il compleanno. Le testuali parole sono state: “Se vuoi pensarci ci pensi subito ma da domani se vuoi andar via non ti lascio più andar via”. Non sono più andato via. Per me il Natale è calore, è rinascita. Il Natale è accoglienza.

Sara: A San Patrignano non puoi non sentire il senso del Natale. Infatti quando poi esci, ti manca. Quando sono entrata ero piccolina, avevo 22 anni. Nel parcheggio antistante la comunità eravamo tanti, tanti non stavano bene, tanti erano adulti, in pochi eravamo giovani. Ricordo l’ingresso in comunità, noi ragazzi parlavamo nel vialetto tutto illuminato, le famiglie erano in fermento perché stava avvenendo materialmente l’arrivo in comunità. E quando siamo arrivati in salone erano tutti seduti e ci hanno applaudito per tantissimo tempo. Ho provato una sensazione di benessere e felicità. Qualcuno mi stava aspettando.

Leonardo: Davanti all’ingresso in comunità eravamo tutti uguali, erano tutti tossici, come me. Eravamo circa 30 ragazzi e non conoscevo nessuno. Quando sono entrato, la vigilia di Natale di due anni fa ero completamente spaesato, non sapevo chi ero, non avevo obiettivi, non avevo sogni, soprattutto non avevo voglia di far niente. Prima, quando mi drogavo, non vedevo l’ora che arrivasse Natale per andare ai pranzi con i parenti per rubare. Quando sono arrivato a San Patrignano e ho visto tutte le luci, le persone che si abbracciavano, si baciavano, tutta un’aria di festa, ma la festa dentro di me non c’era, c’era soltanto il marcio. Oggi, solo il fatto di abbracciare e di dire buon Natale a mia mamma, a mio babbo, a mia sorella è una cosa che mi riempie di gioia.