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Il saluto del sindaco

Al teatro Galli il Sigismondo per Eron e Elio Tosi

In foto: la proiezione del video di Eron (Newsrimini.it)
la proiezione del video di Eron (Newsrimini.it)
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 7 minuti
ven 21 dic 2018 22:30 ~ ultimo agg. 11 feb 18:46
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Sono l’artista Eron, che per impegni fuori Rimini ha delegato l’amico Mamadouk, venditore ambulante, a ritirare il premio e lo storico imprenditore della ristorazione Elio Tosi i due Sigismondo d’Oro per l’anno 2018, il riconoscimento attribuito ogni anno a coloro che attraverso la propria attività rendono onore alla comunità riminese. Prima della cerimonai l’esibiizone della soprano Gladys Rossi.

La cerimonia di consegna è avvenuta oggi pomeriggio al teatro Galli, aperta dal Sindaco Andrea Gnassi che ha letto il Saluto di fine anno alla città e ai suoi cittadini. Il teatro è rimasto per l’intera giornata a disposizione dei tanti riminesi che hanno colto l’occasione per conoscerlo.

LE BIOGRAFIE

ERON è considerato tra i più dotati e virtuosi interpreti dell’arte figurativa e della pittura contemporanea internazionale, anche secondo l’Enciclopedia Italiana Treccani. Eron è uno dei più noti esponenti del graffitismo italiano e della street art a cavallo fra XX e XXI secolo. Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei di tutto il mondo tra cui: Chelsea Art Museum (New York), Biennale di Venezia, Saatchi Gallery (London), Galleria Patricia Armocida (Milano), PAC – Padiglione Arte Contemporanea di (Milano), MACRO – Museo d’Arte Contemporanea (Roma), Italian Cultural Institute (New York) solo per citarne alcuni. Nel 2016 realizza un’opera dedicata ai migranti dipinta sulla fiancata di un relitto navale dal titolo “Soul of the Sea” dove ritrae alcuni volti di donne e bambini che sembrano dipinti dalla ruggine del relitto stesso. L’immagine dell’opera in poco tempo fa il giro del mondo e viene pubblicata dall’Economist e dal Chicago Tribune come miglior immagine del giorno nel mondo. Nel 2018 Eron ha realizzato quella che è considerata una delle più grandi opere d’arte murale urbana al mondo.

Elio Tosi, nato nel 1930, dopo essersi fatto le ossa come barman e cameriere al Dancing Savioli, approda nel 1955 all’Embassy, il locale di Marina Centro tra i più celebri in Italia, con il ruolo di responsabile del bar, ristorante e concerti all’aperto. Dal 1964 al 1968 è al Paradiso, la nuova discoteca di Covignano che anche grazie a Tosi diventa un mito nazionale e internazionale. Nel 1968 torna all’Embassy, trasformando l’American bar con tavola calda in indimenticabile ristorante e luogo meta per 40 anni di riminesi, turisti, cantanti, attori, artisti. Accolti sempre da Tosi con impeccabile eleganza, affabilità, gentilezza, sapienza. Se il musicista riminese Carlo Alberto Rossi ha contribuito a ‘mettere in smoking la musica italiana’, Elio Tosi con il suo stile ineguagliabile ha senz’altro contribuito a mettere in smoking l’accoglienza riminese, di cui è perfetto testimonial. Tra mille aneddoti e altrettante invenzioni nell’ambito della cucina e di tutto ciò che è attenzione verso l’ospite, a Tosi, alla moglie Rita e al loro staff dell’Embassy si deve ‘l’invenzione’ della piadina sottile, detta poi ‘riminese’.

L’intervista a Elio tosi:

Le motivazioni:

Elio Tosi

Imprenditore

Per avere ‘vestito’ di stile, discrezione, cura nei dettagli, creatività, la cultura di accoglienza all’ospite, contribuendo al successo e alla fortuna di un modello di accoglienza turistica che ha garantito benessere e lavoro per la comunità riminese;

Per avere saputo, con la sua famiglia e con i suoi collaboratori, esaltare la tradizione e i saperi delle passate generazioni nell’arte della cucina, tramandandone la ricchezza e l’attualità grazie a un lavoro che ha miscelato artigianalità e ricerca, per promuovere le eccellenze del territorio;

Per essere stato pioniere di un nuovo modo di esaltare Rimini e la sua dimensione internazionale, grazie ai sacrifici, alla gavetta e a un lavoro infaticabile che hanno consentito alla nostra Città di rinascere dopo la distruzione della Seconda Guerra Mondiale.

ERON

Artista

Per avere concorso alla creazione e alla codifica di innovative modalità artistiche, abbattendo i muri che ostacolavano il dialogo tra la cultura classica e le espressioni della creatività popolare;

Per avere portato l’arte nei luoghi della vita di tutti i giorni, spunti e stimoli sorprendenti per una riflessione inconsueta e uno sguardo non convenzionale dentro la quotidianità delle persone, a Rimini e nel mondo;

Per avere saputo, attraverso l’espressione artistica, costruire un ponte sospeso tra tradizione e contemporaneità, nel nome e per conto di un respiro lirico senza tempo e senza confini, in cui poesia, musica, immaginari, linguaggi diversi, diventano un tutt’uno grazie a una straordinaria abilità manuale e di pensiero.

Il saluto del sindaco Gnassi:

“Buonasera a tutti voi – ha esordito il Sindaco – e benvenuti in questo solenne spazio, la nostra nuova e antica casa: è la prima volta che la cerimonia del Sigismondo d’Oro viene ospitata dal teatro di Rimini.

E già questo basterebbe a determinarne la straordinarietà. Si fondono qui e ora cultura, tradizione, storia e storie di vite eccezionali sotto la volta di uno spazio che vuole essere, a tutti gli effetti, motore di un nuovo civismo, di nuova di comunità.

Benvenuti a Davide Salvadei (ERON) e a Elio Tosi, ai quali tra qualche minuto conferiremo la più significativa delle onorificenze cittadine.

ERON e Elio portano dentro sé l’essenza della riminesità. Certo, la portano nelle pieghe di percorsi e età radicalmente differenti, ma nella sostanza strade parallele, traverse dello stesso binario. Il binario è Rimini, questa comunità. Una città stratificata e sedimentata in millenni, secoli, anni e giorni; irridente e malinconica, dissacrante e laboriosa, vorace e altruista: imperfetta sì, ma profondamente libera.

Libertà è la parola che meglio descrive Rimini. Perché è una parola che contiene tutto.

C’è l’umanità e il senso di amicizia di Tosi che porta ‘due passatelli in brodo’ all’amico Federico Fellini sul letto d’ospedale a pochi mesi dalla morte; un gesto semplice, quello di Elio, del dare all’amico illustre come all’ospite turista sconosciuto, fatto per un’intera vita.

C’è, nella parola libertà, il desiderio di esprimere una creatività interiore che abbatte convenzioni e spazi nel giovane writer ERON che disegna su un muro pubblico un coniglio diabolico che con intenzioni bellicose esce da un uovo di Pasqua.

Ma non è così semplice essere città libera nel mondo d’oggi. L’ultimo rapporto Censis ci descrive una società italiana impaurita e addirittura incattivita. Un malessere diffuso figlio della grande battaglia in corso: quella tra cinismo e speranza. Tra i due l’area di mezzo, quella della rassegnazione.

Se a vincere fosse quest’ultima, il futuro ci porterà comunità disgregate, in cui l’egoismo avanzerà continui assalti alle nostre esistenze. E’ in atto un cambiamento antropologico che porta a vivere il tempo come un eterno presente, in cui la solitudine viene industrialmente alimentata dall’algoritmo che governa per interesse commerciale i ritmi e i modi della quotidianità, sovrapponendo all’umanità il cliente.

La sfida radicale delle città delle città italiane, di Rimini – ha proseguito il Sindaco Gnassi – è quella di proporre un modello alternativo a questo ‘Truman Show’ digitale, ricostruendo luoghi e spazi di corrispondenze materiali, piattaforme umane, piazze, contro la virtualità di connessioni senza relazioni.

Dobbiamo fare piazze. Dobbiamo costruire scuole e teatri, dobbiamo ridare dignità ai luoghi della nostra vita e della nostra storia. Le piazze fanno incontrare le persone, le fanno incrociare fisicamente. I teatri sono piazze dove arrivano linguaggi, punti di vista da tutto il mondo. Ridando bellezza e dignità agli spazi che ci circondano, torniamo a consegnarci alla libertà, a uno sguardo di speranza che abbatte muri, pregiudizi, confini. E che ci proietta in Europa, nel mondo. Proprio così: in Europa e nel mondo, orizzonti che scatenano reazioni inconsulte nei custodi della paura e dell’autarchia, dell’io basto a me stesso.

Il mio invito è sempre quello, rivolto a chi ha legittimi interessi propri e di comunità: credete in questo progetto perché dalla sua riuscita dipende un bel pezzo di futuro a 50 anni di Rimini. Non il mio o di qualche presidente o assessore. La mia personale considerazione, all’approssimarsi della parte conclusiva del mio mandato da sindaco, è quella che non mollerò un centimetro fino all’ultimo giorno pur consapevole che il ruolo di sindaco è tra i più difficili e negletti. Ho cominciato nel 2011 con tanti che mi dicevano ancora e ancora la frase “Non è così facile”. “Non si può fare”. È così che ti portano a rinunciare. La verità è che se tu fai la cosa che ti dicono che non si può fare, a quel punto è fatta. Se faccio un bilancio, la prima cosa che mi viene in mente è quello che resta da fare. Perché tutti noi lo dobbiamo a noi. Lo dobbiamo a chi ci sarà dopo di noi. Come facevano i nostri nonni che si occupavano dei loro figli, che erano i nostri padri e pensavano a noi. Questa città avrà sempre rispetto e aiuto dai nonni. Ma il nostro dovere è pensare ai nostri ragazzi, ai giovani. Quelli di oggi e questa città sono per loro anche la loro valigia, il loro vestito qua. Questa città, il suo cammino, il suo viaggio, il suo paesaggio per chi è alle medie, fa le elementari, un liceo, ha iniziato l’università, è una città concreta, fisica, dove ti vedi, ti incroci. Con un molo, giardino, piazza, lungo il mare. Non una città che si rassegna alle relazioni dell’algoritmo. Ma che nasce sulle complicità , sulle relazioni tra le donne e gli uomini che la vivono.

Questo viaggio di una città visibile, italiana che si chiama Rimini è dedicato alla generazione Erasmus, alle diciassettenni che hanno paura della felicità. A Rimini. Sì, proprio a Rimini. La città del miracolo turistico e del sorriso, del ‘fare stare bene l’ospite’ di Elio Tosi; la città della creatività, della poesia quotidiana di ERON. La città del teatro Galli e delle contraddizioni. Non è un film il nostro, è la storia del nostro “Made in Rimini‘. Siamo fatti della nostra piccola città, dei suoi muri, delle storie che sappiamo di lei e di altri come noi. Siamo fatti di quell’aria lì’. Sì, dell’aria di Rimini, città libera e europea.

Lascio ora la parola ai nostri Sigismondo d’Oro 2018. Vedrete che, per la prima volta, è stato messo in campo uno strappo alla regola del cerimoniale. E’ un piccolo cambiamento anche questo. Ringrazio Elio Tosi, lo stile fatto persona, il grande cuore di Rimini che si fa professionalità e amore a servizio dell’ospite; un pioniere la cui lezione ci arriva anche oggi intatta. Ringrazio ERON, artista internazionale oggi in giro per il mondo ad esprimere la sua libertà, fatta dell’aria di Rimini, con radici saldissime nella sua città Natale.

Infine, consentitemi di aggiungere un sincero ringraziamento alla comunità riminese, a tutti voi, i cittadini, le imprese, le associazioni, le parti sociali ed economiche, le autorità civili e religiose, le forze dell’ordine per il lavoro e l’impegno, investiti nel 2018 a favore della collettività. Un pensiero affettuoso anche verso chi ci ha lasciato e verso tutti coloro che, persone normali, nel silenzio e senza i riflettori addosso, fanno quotidianamente cose straordinarie. Quella Rimini solidale che anche oggi, domani e nei giorni di festa sa che per qualcuno la festa non c’è. Ma ha una mano che aiuta sì.

E Rimini è straordinaria anche per questo. Sa cambiare, sa investire, sa che c’è anche chi non ce la fa. Grazie e buone feste.”