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Il prof. Amadori e Stefano Vitali si raccontano per lo IOR

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la copertina
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 6 nov 2018 15:58 ~ ultimo agg. 7 nov 16:27
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Presentazione riminese per “Anima e Coraggio”, l’autobiografia professionale del professor Dino Amadori. Il libro del Presidente dell’Istituto Oncologico Romagnolo e Direttore Scientifico Emerito IRST IRCCS, dopo alcune presentazioni tenute sul territorio forlivese e ravennate sarà presentato mercoledì alle 20.30 al Cinema Teatro Tiberio in via San Giuliano. All’evento sarà presente Stefano Vitali, ex Presidente della Provincia di Rimini, che racconterà la sua esperienza di solidarietà come operatore della ONG “Condivisione tra i popoli” della Associazione Papa Giovanni XXIII.

Il ricavato delle vendite dei libri verrà interamente devoluto a sostegno dei progetti scientifici di lotta contro il cancro portati avanti presso l’IRST IRCCS di Meldola e dei servizi d’assistenza gratuita a favore dei pazienti oncologici della Romagna. Al termine della presentazione, come da tradizione, l’autore rimarrà a disposizione di tutti coloro che vorranno fare domande o avere una dedica personale sulla propria copia del libro.

“Il titolo rispecchia le caratteristiche che si devono avere quando si intraprende una lotta contro quella che ritengo possa essere definita come la malattia più grave che l’umanità abbia dovuto affrontare e che dovrà affrontare – spiega il prof. Amadori – ci vuole coraggio, perché non è detto che questa lotta porti a grandi soddisfazioni, e ci vuole anima perché si tratta di condividere coi pazienti dei problemi molto rilevanti e toccanti emotivamente. Mia madre mi chiedeva sempre cosa volessi fare da grande: io le rispondevo che volevo fare il papa, perché ascoltavo alla radio i suoi messaggi e mi sembrava avesse sempre molto da dire. Ma lei, che era una cattolica anti-clericale, mi diceva che i papi erano tutti vecchi e, una volta eletti, poi morivano presto. Così mi focalizzai su ‘quel brutto male lì’: sì, perché nel nostro paesino si faceva menzione di altre patologie mortali, quali l’infarto, ma il cancro si aveva paura persino di nominarlo, sia quando qualcuno si ammalava, sia quando ne moriva. Era come un lutto pre e post mortem.”.