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L’appello dei sinti giostrai. Sistemazioni a rischio, siamo già in microaree

L'appello dei sinti giostrai: le nostre sistemazioni a rischio

la conferenza stampa di oggi

Le famiglie sinti giostraie di Rimini escono allo scoperto per esprimere la preoccupazione sul loro futuro: le loro sistemazioni non sono più in regola dal punto di vista edilizio e con le ingiunzioni già arrivate rischiano di doverle abbandonare. La soluzione starebbe nella stessa legge regionale che prevede le microaree, dicono, ma la loro proposta non è stata accolta dall’Amministrazione Comunale.

 

Una vicenda complessa quella delle famiglie sinti giostraie che arrivarono a Rimini una trentina di anni fa. All’epoca, anche su sollecitazione dell’amministrazione, comparono dei terreni agricoli per stabilirsi con le loro roulotte. Oggi sono una trentina i nuclei che, con case prefabbricate e gli allacci di dovere, vivono stabilmente nel Comune di Rimini. Solo che le leggi sono cambiate e da diversi anni la loro situazione risulta abuso edilizio. La soluzione c’è, e a costo zero, spiegano: sta nella stessa legge regionale del 2015 che contempla le microaree, come quelle per superare il campo di via Islanda. In questo caso le microaree ci sono già, su terreni privati, dicono, e basterebbe un cambio di destinazione per regolamentarle. Ma all’istanza avanzata dalle famiglie la risposta è che l’amministrazione, allo stato attuale, ritiene che “la pervasività della misura in questione sia suscettibile di determinare effetti sugli squilibri territoriali sproporzionati rispetto alla gravità del fenomeno da fronteggiare”. Intanto sono arrivate le istanze di demolizione che, se non ottemperate, portano all’esproprio. Qualcuno è già entrato nelle liste pubbliche per gli alloggi ma senza certezze in mano. E oggi si rivolgono direttamente al sindaco perché faccia il passo che serve a mettere in regola la loro situazione.

Gli accertamenti su opere abusive non rimosse non hanno base etnica, la contestazione di abusi edilizi è un obbligo di legge, ricorda l’Amministrazione, così come è obbligo di legge – una volta esauriti i diversi livelli di giudizio come per i ricorsi al Tar – procedere al’istanza di demolizione e acquisizione pubblica dell’area. La campagna di contrasto agli abusi vale per tutti, come testimoniato da casi recenti che hanno fatto notizia, Bar Tricheco e Assassino per citarne qualcuno. Il caso di Misano citato dai Sinti ha una storia lunga si protrae da molto prima della legge regionale. E, anche se per l’opinione pubblica l’accostamento è immediato, il discorso di via Islanda – specificano da Palazzo Garampi – non c’entra nulla con questo. Il Comune di Rimini nel 2016 ha deciso di aderire al programma di superamento di via Islanda in quanto situazione più degradata e grave.