Domenica alle 17.30 in Basilica Cattedrale il Vescovo Francesco Lambiasi ordinerà due nuovi diaconi permanenti: Massimo Renzi e Claudio Giani. Con le ordinazioni di domenica 28 ottobre, la Chiesa riminese conta 150 presbiteri diocesani, 32 sono i sacerdoti religiosi e 54 i diaconi permanenti. La prima ordinazione diaconale – Bruno Suzzi – risale al 1981. Numerosi altri diaconi permanenti sono in via di formazione, frequentando l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, e seguiti nel percorso dal Delegato diocesano, il Vicario don Maurizio Fabbri. Normalmente i diaconi permanenti prestano servizio nella carità o in ambiti pastorali in parrocchia e in diocesi. “Con la sua vita, il diacono, «uomo della soglia» – spiega don Fabbri – richiama ad essere a servizio gli uni degli altri e al servizio della comunità e del mondo. Con la sua attività, il diacono aiuta la Chiesa e ogni cristiano nella dimensione del servizio”.
Dopo essere stato coinvolto nel progetto N.I.P. (Nuovo Immagine di Parrocchia), ha intrapreso il cammino verso l’ordinazione diaconale. Sta svolgendo il suo servizio in parrocchia come catechista battesimale e altri impegni pastorali nell’ambito della pastorale famigliare;
Vive a Cerasolo e lavoro come libero professionista nell’ambito della stampa e della grafica pubblicitaria. Svolge il suo servizio ecclesiale nella zona pastorale di Coriano.
Il Vescovo impone le mani ai diaconi, “non per il sacerdozio, ma per il servizio”. Infatti – dice il Concilio Vaticano II – sono sostenuti dalla grazia sacramentale, nella ‘diaconia’ della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. È ufficio del diacono amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il matrimonio, portare il viatico ai moribondi, leggere la Sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura. Sono inoltre chiamati, in particolare, agli uffici di carità e di assistenza.
Per i diaconi permanenti si aprono, poi, campi nuovi di azioni pastorale, in particolare verso le «periferie esistenziali» di cui parla Papa Francesco: prendersi a cuore le carceri, gli emarginati, i poveri, i giovani, i malati in ospedale e nelle case di cura e lungodegenti.