Nei primi otto mesi del 2018 gli infortuni sul lavoro denunciati in provincia di Rimini sono stati 3610, 63 in meno dello stesso periodo 2017. Un calo dell’1,9%, superiore a quello medio nazionale (-0.6%) e regionale (-1%). Nella altre provincia romagnole si registra addirittura una crescita. A diffondere i dati è l’Anmil in occasione della 68ª Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Le statistiche evidenziano anche una diminuzione degli incidenti con conseguenze mortali, che passano dai 6 del 2017 ai 3 del 2018, e delle malattie professionali denunciate, che nel riminese scendono da 285 a 257 (-9,8%).
In mattinata, dopo la Messa in suffragio delle V
“Per questa 68ª Giornata vogliamo rimarcare che la salute e la sicurezza sul lavoro sono una priorità per il futuro del nostro Paese e per le nuove generazioni – spiega Antonia Traficante, Presidente territoriale Anmil Rmini – una riflessione che si impone prepotentemente in un momento storico in cui l’incertezza e la preoccupazione per il futuro sono diventate una costante, dopo anni di crisi che hanno avuto riflessi negativi sia a livello sociale che economico e, di conseguenza, anche sull’andamento del fenomeno infortunistico, a conferma di quanto la precarietà sia strettamente correlata alla numerosità degli incidenti. Approfondendo i Dati INAIL si scopre che a partire dal 2015, con la ripresa dell’occupazione, le denunce di infortunio sono cresciute dalle 637.000 unità circa alle 641.000 del 2017, con un incremento dello 0,6% e, anche per il 2018, sembra profilarsi un andamento infortunistico in linea con questa tendenza. Ma tale crescita appare ancora più rilevante e significativa se guardiamo l’età dei lavoratori da cui emerge che, nello stesso triennio 2015-2017, sotto i 35 anni c’è un incremento di infortuni del 2,2% (da circa 167.000 a 191.000), più che triplo rispetto a quello medio. Così come a livello generale va detto che, per i giovani lavoratori, gli infortuni mortali si mantengono su quote ancora molto elevate: 192 casi nel 2015 ed altrettanti nel 2016, con un calo nel 2017 che potrebbe però risultare solo apparente o quantomeno ridimensionato, trattandosi di un dato ancora provvisorio e non consolidato”. “Sono numeri che ci preoccupano perché fanno riflettere sull’importanza di rivolgere il massimo impegno alla diffusione della cultura della sicurezza e alla formazione professionale” – conclude.