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Andrea, Silvia e le barriere architettoniche

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mer 24 ott 2018 11:42 ~ ultimo agg. 26 ott 09:33
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Parlare di barriere architettoniche alla fine del 2018 può sembrare quasi anacronistico, ma purtroppo è un problema ancora presente in gran parte del nostro Paese (e non solo) che crea disagi a tutti, ma soprattutto a chi – per ragioni diverse – ha capacità motorie ridotte o impedite. Ogni ostacolo, sia esso un muro, una scala o una porta troppo stretta, che limita la libertà di movimento a qualcuno, riduce in chi ha delle disabilità anche la propria volontà. È un problema che vede coinvolti anche noi: ogni giorno possiamo decidere, infatti, con le nostre azioni e i nostri comportamenti di prendere parte alla difesa di diritti che la legge vigente troppo spesso non tutela. Oppure, possiamo decidere di chiamarci totalmente fuori dalla faccenda, e rimanere spettatori indifferenti. Chi di noi non si è mai imbattuto in situazioni spiacevoli, con qualcuno che occupa uno spazio riservato ad altri o che, parcheggiando frettolosamente per una commissione veloce, chiude un passaggio che per qualcun altro sarebbe invece indispensabile? Sono scene che, purtroppo, viviamo quotidianamente e che spesso ci vedono attori passivi.

Decido di parlarne con due persone, due ragazzi coraggiosi: Andrea e Silvia (Sissy, per gli amici) sono due giovani che alcuni anni fa si conoscono in una struttura di riabilitazione dove lei lavora come OSS. Lui, invece, è un paziente. All’età di 23 anni, infatti, Andrea resta coinvolto in un tremendo incidente stradale che spezza i suoi sogni di ragazzo e lo costringe su una sedia a rotelle. La diagnosi è terribile: tetraplegia, paralizzato dal collo in giù. Dopo un po’ di frequentazioni i due si innamorano, decidono di sposarsi e oggi, dopo un paio di traslochi, vivono a Santarcangelo.

Nella bella città clementina si sentono accolti, hanno amici e tanta gente che sta loro vicina. Ma, inutile negarlo: tutti i giorni si scontrano con la maleducazione di molti e con ostacoli insormontabili.

Sia chiaro – precisa Sissy – viviamo in un luogo che non cambieremmo mai per nessun altro al mondo. Quando ho dovuto abbandonare il lavoro per assistere mio marito, abbiamo passato momenti molto duri. Da circa un anno, dopo essere stati per un certo periodo di tempo in graduatoria, ci è stato assegnato un alloggio popolare e per questo saremo per sempre grati al Comune e agli amministratori. Ma ogni giorno dobbiamo faticare tantissimo per cose che, per molti, sono fin troppo banali”.

Raccontano di come uscire per fare la spesa, ad esempio, sia quasi un incubo: sono costretti ormai a limitare gli acquisti a un paio di supermercati, dove Andrea riesce ad accedere senza grosse difficoltà. La grande maggioranza di negozi e boutique in città non ha entrate accessibili e se Andrea decidesse un giorno – ad esempio – di andare a far compere da solo per fare una sorpresa alla sua adorata compagna, non ci riuscirebbe: anche un solo scalino vieta l’accesso a chi è in carrozzella e, di conseguenza, la presenza di un accompagnatore è sempre indispensabile.

Andrea e Silvia hanno creato una pagina Facebook (“Santarcangelo senza barriere”) per dar voce a chi da solo non ce la fa o è stanco di provarci. “Noi ci facciamo forza l’un l’altro. Tutto sommato, stiamo bene. Ma – fa riflettere Silvia – pensiamo a chi è solo, a chi non ha parenti o amici che possano aiutare e non ha mezzi per potersi permettere un’assistenza a pagamento. Non vogliamo rompere le scatole, non siamo arrabbiati con l’Amministrazione, ma la noncuranza e la maleducazione sono per noi intollerabili. Come anche il mancato controllo, da parte di chi di dovere, nei confronti di chi non rispetta le regole”.

Andrea racconta che tempo fa ha dovuto firmare dei documenti in strada, perché la rampa di accesso davanti alla banca era ostruita da un’automobile. Ultimamente, un viaggio in treno è stato per lui e Silvia un’odissea: nonostante la preventiva segnalazione a Trenitalia, il vagone è arrivato privo di sollevatore e non vi era personale per l’assistenza. La stazione stessa di Santarcangelo, come peraltro quelle di tante città in Italia, non ha pedane o carrelli per disabili, pur avendo un comodo ascensore. “Secondo noi – continuano i due ragazzi – il Comune ha l’obbligo di sollecitare Trenitalia affinché anche la nostra stazione venga dotata di elevatori. La parola di un privato cittadino conta poco, quella di un’Amministrazione pubblica pesa certamente di più”.

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