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Nicola e l'esperienza del Get

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 24 set 2018 15:15 ~ ultimo agg. 15:15
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Proseguiamo con i racconti delle esperienze del servizio civile. Nicola ha lavorato in un Get (gruppo educativo territoriale). Ecco la sua storia:

E’ la terza volta che ho provato a fare il servizio civile, le prime due volte avevo fatto domanda alla biblioteca di Santarcangelo ma viste le troppe richieste per pochi posti non sono mai riuscito a farne parte, finché quest’anno ho provato in un progetto diverso, il progetto Più abili insieme.

All’inizio pesavo che il progetto sarebbe stato semplicemente un aiuto compiti per i ragazzi, ma mi sbagliavo, si è rivelato infatti molto di più, e ho finito per imparare molto di più di quanto pensassi.

Nello specifico durante il servizio civile ho lavorato in un g.e.t. (gruppo educativo territoriale) che era frequentato da adolescenti in età da scuola superiore alcuni dei quali diversamente abili e non mi sarei mai aspettato che l’esperienza mi avrebbe arricchito così tanto.

Stare con ragazzi di quell’età ti spinge a metterti in discussione e a rivedere le tue posizioni su molte cose come per esempio l’idea che gli adolescenti di oggi siano in continuo peggioramento. Ma non è così: alla fine i loro problemi sono gli stessi che avevano i ragazzi delle generazioni precedenti. Ora però viviamo in un tempo in cui tutto viene amplificato dalla condivisione sui social, quindi si vengono a sapere molte più cose. Basterebbe mettersi a parlare con loro per riuscire a risolvere molti di questi problemi, anche se già l’instaurare un dialogo sembra a volte impossibile.

Un’altra realtà con cui mi sono trovato in forte contatto è quella delle disabilità e delle problematiche psicologiche. Stando con i ragazzi si realizza quanto questi argomenti siano demonizzati nella nostra società e quanto vengano giudicati male ragazzi che il più delle volte si esprimono in maniera diversa dalla maggioranza. Alcuni faticano ad esprimere le loro emozioni, e spesso questo porta alla frustrazione o a esternare questi sentimenti in maniere sbagliata, non per cattiveria ma perché è l’unico modo che hanno per esprimersi.

Questa esperienza, mi ha insegnato a mettermi in discussione e ad essere più aperto verso gli altri senza basarmi su pregiudizi e anche ad essere più empatico verso gli altri, tentando di capire il motivo per cui certe persone reagiscono in specifici modi in certe situazioni. Ho inoltre imparato, stando con loro, quanto a volte le persone possano sorprenderti rivelandosi molto meglio di quanto pensassi, e anche che a volte il nostro peggior nemico siamo noi stessi, insieme a tutte le paure e ansie che abbiamo, spesso derivanti dalle nostre insicurezze.

Nicola Bertozzi