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La mia Africa... in Romagna

In foto: bdr
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
sab 22 set 2018 09:07 ~ ultimo agg. 28 set 09:30
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La Sara, con quell’articolo determinativo davanti al nome, detto proprio alla riminese, la trovi al secondo piano di via Madonna della Scala, nelle stanze dedicate all’accoglienza femminile. Alle pareti tante foto dei bambini di cui si è presa cura. Alcuni, non tutti, perché lo spazio non basterebbe.

L’ho conosciuta quando ero volontaria in Servizio Civile e poi, ora che il mio ufficio è a poca distanza dalla sua camera, è diventata la mia dirimpettaia. Mai vista senza qualcosa da fare: il telefono che squilla in continuazione, i viaggi verso Bologna da organizzare, valigie e vestiti da sistemare per i bambini e le mamme che arrivano dal lontano Zimbabwe.

Era il suo sogno sin da bambina quello di andare in Africa a far la missionaria, poi, si sa, la vita prende strane pieghe e “alla fine l’Africa è venuta da me”, dice sorridendo.

Sara, originaria della Sicilia di cui porta un fiero accento, arriva a Rimini nel 1962 a gestire una casa per la riabilitazione di ex prostitute (a seguito della legge Merlin) per 23 anni. Per 16 anni poi ha operato a Cesena in una comunità per disabili e nel 2001 inizia a occuparsi diOperazione Cuore, che da quel momento diventa la sua ragione di vita. In mezzo sedici anni trascorsi a Cesena al servizio delle ragazze ex-prostitue, in un lavoro costante di accompagnamento all’autonomia. Quando arriva alla Caritas di Rimini, l’allora direttore, don Luigi Ricci, capisce che ha trovato la persona giusta. Me lo racconta come fosse ieri il suo primo giorno da volontaria: accompagnata da un obiettore di coscienza va a trovare un bimbo ospitato da una famiglia. Lì conosce il dottor Pesaresi che, assieme alla sorella Marilena, aveva già avviato il progetto nel 1984. Sara capisce che il servizio fa al caso suo e si rimbocca le maniche. Il resto è storia: 17 anni di lavoro ininterrotto, più di ottanta famiglie impegnate nell’accogliere i piccoli e le loro mamme durante il periodo dell’operazione e del post, circa sette volontari fedelissimi pronti a viaggiare attraverso l’Emilia Romagna per ogni necessità e a qualsiasi ora – sì, le sveglie all’albasono all’ordine del giorno.

“Come hai fatto Sara?” chiedo incuriosita, risponde con naturalezza di non saperlo ma “ quando arriva la Provvidenza, l’opera deve andare avanti”.

“ Prima di metter piede in Caritas non sapevo nulla di Operazione Cuore e l’Africa era solo un sogno nel cassetto; dopo diciassette anni credo di dir la verità affermando che ho fatto la volontà del Signore”.

In Africa, poi, Sara ci è andata per davvero, a conoscere quella terra lontana dove ora ha tanti amici: “ è stato fondamentale per me vedere come vivono laggiù, rendermi conto di quali sono le condizioni di vita”.

In un lavoro di prossimità come il suo, le difficoltà sono tante: è un servizio che non cessa mai, anche quando non ci sono i bambini, bisogna pensare alle famiglie accoglienti e mantenere i rapporti con il personale sanitario. In ospedale, Sara, è ormai una di famiglia, racconta che nel chiamarla usano diminutivi affettuosi: per loro è Sarine, Saruccia a dimostrare il clima di dialogo e amicizia che si è creato.

Mi colpisce una frase: “ amo i bambini prima che arrivino”, lo dice come fosse una madre che ancora può solo immaginare il volto del figlio. Aggiunge poi che, di tanti bei ricordi, la gratificazione più grande resta vedere i bambini raggianti che, a operazione ultimata, così come dovrebbe essere per chiunque a quell’età, corrono e saltano raggianti.

E per il futuro? Nell’immediato arriveranno altri due bambini di dieci anni, accompagnati dalle loro madri. Sara è in cerca di famiglie accoglienti, sa che nel momento in cui accetteranno la sfida inizierà un rapporto bellissimo e gratificante. Certo, il servizio non è semplice, ma i volontari della Caritas si occupano di tutte le incombenze legate al percorso operatorio. Le chiedo quali caratteristiche debbano avere le famiglie interessate a intraprendere questo viaggio: “ prima devono avere posto nel loro cuore, poi un posto letto”.

Guarda l’orologio, si è fatto tardi, mi saluta: instancabile va a prendere il tè da una famiglia amica. Nel vederla andar via, passi piccoli e veloci, mi torna in mente quella frase di don Primo Mazzolari: “ il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura”.

Virginia Casola

 

Operazione Cuore: chi, come, cosa

Cos’è:

È un progetto nato nel 1985 grazie alla dottoressa Marilena Pesaresi, missionaria a Mutoko. Permette ai bambini cardiopatici, provenienti dallo Zimbabwe, di essere operati in Italia e ricevere le cure necessarie per la guarigione.

Soggetti coinvolti:

La Caritas diocesana sostiene parte delle spese del progetto e si occupa della raccolta delle offerte, inoltre coordina le famiglie che ospitano i bambini in Italia e spesso ospita le mamme e i bambini nell’attesa di trovare una famiglia affidataria.

L’attività di accoglienza e coordinamento con le famiglie e con le strutture sanitarie è svolta da Sara Barraco, una volontaria che siprende cura dei bambini dal momento dell’arrivo a quello dell’intervento, fino al rientro in patria. Il Centro Servizi Immigrati si occupa dell’aspetto burocratico dei documenti. A partire dal 2000 è in
atto una convenzione con la Regione Emilia Romagna che si fa carico dei costi delle operazioni e della degenza ospedaliera dei cardiopatici che vengono seguiti da un’équipe di medici dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Alcuni volontari della Caritas e il cardiologo Tonino Pesaresi seguono tutte le fasi degli interventi, le visite di controllo e gli spostamenti.

Contatti:

Sara Barraco allo 0541 26040 / cell 334 9469356

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