Indietro
menu
Attualità Provincia

Sicurezza. La Sensoli controreplica: inutile nascondere la testa sotto la sabbia

In foto: Raffaella Sensoli
Raffaella Sensoli
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 23 ago 2018 10:04 ~ ultimo agg. 15:42
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 3 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Al coro di condanne suscitato dalle sue dichiarazioni (vedi notizia), Raffaella Sensoli risponde ribadendo il concetto: Rimini ha un serio problema di sicurezza che va affrontato, per rispetto a chi ancora sceglie di venire in vacanza a Rimini. Che a Rimini servano contromisure lo conferma anche il passaggio di fascia per quanto riguarda i presidi di polizia. Inutile, insomma, nascondere la testa sotto la sabbia.

“Continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che Rimini sia il paradiso di molti anni fa, di certo non aiuta a risolvere una situazione che chi vive quotidianamente la città non riesce ad ignorare. Indino esca dal circo, buchi la bolla dove si è rinchiuso. Apra gli occhi. Lo dovrebbero fare anche gli amministratori di questa città, che si sono dimenticati che non esiste solo il borgo San Giuliano, Marina Centro o il Beach Village. Esistono frazioni che una volta erano il soggiorno ideale per famiglie come e oggi ospitano trans e prostitute ogni dieci metri, degrado e decoro urbano azzerato, hotel fatiscenti ed ex colonie che fanno da rifugio a ladruncoli e spacciatori”.

La Sensoli replica in particolare alle affermazioni di Gianni Indino, presidente di Confcommercio Rimini e dell’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini, in merito agli ultimi episodi che hanno riguardato Rimini. “Invece di preoccuparsi del contrasto dell’irregolarità, dello spaccio, dello sballo, della violenza, della prostituzione (anche minorile?) dilagante, delle presenze di esercizi commerciali ed attività con prezzi palesemente fuori mercato (al ribasso), delle infiltrazioni malavitose nel tessuto economico della città e della riviera, ci si preoccupa del possibile danno che la discussione su questi fenomeni ormai consolidati potrebbe creare – spiega Raffaella Sensoli – Sarebbe come dire che il calo delle presenze, e della redditività del turismo, è il frutto di qualche interrogazione delle opposizioni o dei provvedimenti delle Forze dell’ordine che invece fanno solo di fare il loro dovere”.

Al presidente di Confcommercio Gianni Indino la Sensoli ricorda che “Rimini è recentemente passata dalla fascia C alla fascia B proprio a causa dell’aumentata necessità di garantire sicurezza e numero di agenti di polizia sul territorio. La vera responsabilità è da ricondurre ad una sbagliata visione del turismo che sta allontanando clienti abituali senza attrarne altri, particolare che anche l’assessore Corsini evidentemente ignora. Rimini non è più l’ombelico del mondo. In passato lo è stato, ma oggi e da tempo non lo è. Al punto che non c’è nemmeno un aeroporto degno di questo nome e con rotte abituali verso i mercati tradizionali o forti per il nostro turismo, e molte discoteche hanno chiuso i battenti come il Paradiso, l’Embassy, il bandiera Gialla. Chi non vuole accettare questa realtà rischia di non voler bene a questa città e al nostro turismo. Indino e Corsini vengano a fare un giro con me: mostrerei loro, come sono in grado di fare tutti gli altri riminesi liberi, i luoghi e le cose che ci rendono meno attrattivi e meno competitivi. Dovrebbero rendersene conto anche gli amministratori di questa città. Basta tacere una situazione del genere per paura di non avere più turisti? O forse la vera ragione è salvare la faccia del sindaco e della favoletta di Rimini come Friburgo? Se il turismo è questo (capacità di spesa pressoché nulla) – conclude Raffaella Sensoli – meglio dire le cose come stanno, alzare la testa e porre rimedio alla situazione. Lo dobbiamo per rispetto a tutti coloro che ancora oggi decidono di venire in vacanza a Rimini, a tutti i nostri concittadini che ogni giorno dedicano la vita all’accoglienza e lo dobbiamo alle forze dell’ordine che troppo spesso ci proteggono, ma non sono protette dalle istituzioni”.