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Nazionale Rimini

Gnassi. Spiagge, investimenti bloccati da stallo su Bolkenstein. Tempo è scaduto

In foto: Andrea Gnassi
Andrea Gnassi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 13 lug 2018 15:29 ~ ultimo agg. 16:50
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Il turismo, lo dicono i numeri, è un’industria. ma è ancora attorniato da troppe incertezze come quella sulla Bolkenstein. Lo afferma il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Lo stallo sulla Bolkenstein, con la situazione identica a dieci anni fa, blocca potenziali investimenti di chi vuole riqualificare la spiaggia. Per il sindaco l’unica via praticabile è quella di una “italianizzazione” della direttiva, che la recepisca traducendola alla luce delle peculiarità del paese. Altri proclami non sono serviti e non servono a nulla, ribadisce.


L’intervento del sindaco Andrea Gnassi:

Negli ultimi giorni, alcuni affermati opinion leader italiani hanno posto l’accento sul fatto che “I turisti meritano di più”, partendo da un dato indiscutibile: il turismo rappresenta un asset notevolissimo di produzione di valore per il nostro Paese.

I viaggiatori a livello mondiale hanno superato il tetto del miliardo e trecento milioni; in Italia è il 13% l’incidenza del comparto turistico, e del suo indotto, nel sistema Paese a cui corrisponde quasi il 15% dell’occupazione totale nel 2017; un “saldo commerciale” (differenza tra valuta estera spesa in Italia e valuta italiana spesa all’estero) di circa 15 miliardi. In questo contesto la vacanza nelle località balneari, incide statisticamente per il 55 per cento. Un peso consistente.

Si può quindi dedurne che quella che fino ad alcuni anni fa era una intuizione “il turismo è un’industria” oggi è una certezza. Ma è altrettanto vero che, a fronte di questa certezza esistono tutta una serie di incertezze, figlie della mancanza di un pensiero e di una politica industriale nazionale del settore, che producono un immobilismo che rischia di far si che di questo trend positivo non si raccolga tutto ciò che un Paese come potrebbe raccogliere.

Certo per fare delle politiche servono delle risorse e sicuramente il turismo come abbiamo visto ne produce al punto da poter auto alimentare le politiche necessarie.

Ma in realtà per rimuovere alcune delle “incertezze” e i conseguenti immobilismi che gravano sul settore non servono risorse ma piuttosto un pensiero e una volontà.

Prendiamo le località balneari, prendiamo Rimini, prendiamo il tema delle spiagge. Una incertezza che si prolunga da troppi anni, frustrante per gli imprenditori che vogliono investire, e anche per i turisti, reali e potenziali, che da un comparto ancora più moderno e ricco di servizi potrebbero trovare ragione per incrementare la permanenza o venire in vacanza.

Il dibattito sulla direttiva Bolkestein, al luglio 2018, è sostanzialmente IDENTICO a quando la direttiva è stata emanata nel 2006 e recepita nel 2010: si applica SI, si applica NO. Non ci si muove da qui, con la politica a tirare l’uno o l’altro capo della corda, nonostante gli orientamenti giurisprudenziali Europei, anche recentissimi,  sono costanti per l’applicazione.

Sul problema, la prima incertezza è politica, ed è una doppia colpa perché a questo punto per rimuoverla non servono risorse pubbliche. Dopo i tanti annuncia in campagna elettorale, il Governo deve prendere una decisione: fuori dalla Bolkestein? Abbiamo capito che non si può fare ma se l’esecutivo decidesse di procedere su questa linea, impossibile se non sulla groppa del ‘cigno nero’ e dell’uscita dall’euro e dalla UE tout court, questa sarebbe provocatoriamente una decisione: pessima, sbagliata, fuori dalle leggi, non percorribile, che verrebbe respinta  senza se e senza ma al mittente ma comunque una scelta.

Oppure la seconda strada, sulla quale si stava lavorando negli ultimi anni. In questo tempo di sovranismi, potremmo chiamarla una ‘italianizzazione’ delle disposizioni europee, evitando l’assurdità di respingerle ma semmai eseguendole attraverso una soluzione concreta che tenga conto delle specificità italiane, della valorizzazione delle eccellenze delle imprese, permettendo così in ottemperanza delle leggi che si proceda affinché le nostre spiagge si riqualifichino e siano in grado di raccogliere tutte le potenzialità economiche citate in premessa. In questo modo si premiano, dentro la procedura europea, gli imprenditori che hanno dimostrato e stanno dimostrando di volere investire, modernizzare, innovare, arricchire di servizi, essere messi nelle condizioni (avere le certezze) di potersi esprimere ed essere concorrenziali.

La terza via, e cioè quella in cui siamo tutti immersi da troppo tempo, sta diventando sempre di più una zavorra per i distretti turistici e per intere comunità. In un panorama così favorevole al viaggio e alla vacanza, il non poter esprimere interamente le proprie potenzialità può voler dire anche per territori ultracompetitivi come la Riviera di Rimini il rinunciare ogni anno a potenziali centinaia di milioni di euro di ricaduta economica e migliaia di posti di lavoro.

Sono stato e resto fermamente convinto che non si possa perdere altro tempo e che sia necessario fare un salto di qualità nel dibattito politico su questo tema. Roma, batti un colpo perché il tempo è scaduto… ieri”.