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Calano i profughi in arrivo in provincia

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 16 lug 2018 13:14 ~ ultimo agg. 19 lug 14:24
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Trecento profughi in meno arrivati quest’anno nel riminese con un numero di persone accolte nei Centri di Accoglienza e Sprar (739 in tutto) inferiore di 373 unità rispetto ai 1.112 che sono il tetto massimo fissato da Anci per la provincia. Sono i dati emersi dal tavolo immigrazione convocato in Prefettura per fare il punto sulla rete di accoglienza nel territorio con comuni, sindacati, enti gestori e associazioni. Le prospettive migliori sono per i profughi arrivati tramite il progetto Sprar: dei 40 maggiorenni inseriti nel progetto del Comune di Rimini, 30 hanno già avviato un percorso lavorativo, in azienda o nel settore dei servizi. Hanno seguito corsi di lingua e di formazione professionale, acquisendo le competenze indispensabili per farsi conoscere da aziende e imprenditori tramite tirocini o stages. Diversi hanno frequentato i corsi del Centro Enaip Zavatta e lavorano come saldatori o elettricisti con contratti di apprendistato o tirocini retribuiti. Altri fanno la stagione nei ristoranti di Rimini e Riccione, in cucina, in sala o come magazzinieri. Tra questi un ivoriano, arrivato minorenne in Italia, e che poco dopo essere arrivato a Rimini ha scoperto di essere affetto da un tumore all’occhio: appena guarito è stato assunto in un noto ristorante della Perla Verde. C’è poi la storia di un ragazzo del Camerun, che ha iniziato a lavorare per un mobilificio di Rimini: saputa della morte del padre, i colleghi hanno fatto una colletta per dargli un sostegno. Un 20enne del Gambia, apprendista in una ditta di Santarcangelo, è stato invece aiutato dal suo datore di lavoro a trovare un’abitazione. “Il calo degli arrivi sul territorio – commenta il vicesindaco di Rimini Gloria Lisideve essere da spinta e agevolare quel cambio di approccio sul tema dell’immigrazione: non è un fenomeno da subire, ma da gestire e governare sviluppando percorsi di autonomia e inserimento lavorativo”.
Citando il progetto Sprar la Lisi spiega che “le esperienze a cui stiamo assistendo ci dimostrano che è possibile dare significato alla parola integrazione: questi ragazzi infatti stanno gradualmente entrando a far parte della comunità. Giocano a calcio nelle squadre di quartiere, instaurano rapporti con i colleghi, vogliono creare una famiglia nella nostra città. Promuovere fino in fondo questa reale integrazione – conclude il vicesindaco – significa gestire il fenomeno dell’immigrazione”.