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Attualità Provincia

Metanodotto Sansepolcro-Rimini. Coldiretti: aziende agricole penalizzate

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 4 giu 2018 17:43
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Non va giù a Coldiretti il fatto che Snam Rete Gas non abbia messo in atto nessun contatto preventivo con le rappresentanze agricole per illustrare il progetto di rifacimento del metanodotto Sansepolcro – Rimini prima di attivare le procedure per avviare i lavori. La società, si legge in una nota Coldiretti, si sarebbe limitata a poche righe, a firma di uno studio privato, per illustrare ai proprietari il tracciato chiedendo di fatto la sottoscrizione dell’adesione per chiudere la partita delle occupazioni temporanee e delle servitù. “Come organizzazione di categoria non abbiamo avuto comunicazioni ufficiali” – commenta Giuseppe Salvioli Presidente di Coldiretti Rimini lamentando la mancanza di attenzione nei confronti delle aziende agricole interessate. “La nostra provincia dall’alta Val Marecchia fino a Rimini – spiega – sarà attraversata da un nuovo tubo di circa 1 metro di diametro che verrà ricoperto da un metro e mezzo di terreno. Per tutta la sua lunghezza, in superficie verrà imposto una servitù per una fascia larga 40 metri (20 per lato). In altre parole, non verranno sottratti metri di campo ai legittimi proprietari, ma Snam Rete Gas chiede il diritto di far passare la tubazione sul (sotto) il terreno”. Di fatto quindi, a lavori ultimati, i coltivatori “potranno continuare a lavorare il terreno – spiega Anacleto Malara Direttore di Coldiretti Rimini – senza tuttavia poter costruire strutture o piantare alberi ad alto fusto nelle vicinanze della conduttura.
C’è poi il tema del risarcimento dei danni e del mancato guadagno. “Pensiamo a chi ha compiuto investimenti importanti, dalla realizzazione di impianti di frutteti a quello di irrigazione fino al drenaggio sotterraneo – spiega Giorgio Ricci Vice Direttore Coldiretti Rimini – senza trascurare che i lavori di posa del tubo potrebbero comportare l’abbattimento di centinaia di piante da frutto, molte delle quali si possono definire “storiche” e la perdita di alcuni raccolti”. Non sarebbe solo una questione di entità di indennizzo per le occupazioni temporanee e le servitù, Salvioli mette sul piatto l’integrità dei terreni coltivati e la tutela delle aziende coinvolte e lancia un appello ai Sindaci dei Comuni interessati a “valutare percorsi alternativi che non pregiudichino la disponibilità e l’utilizzo di terra fertile, con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola”.