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Cronaca Nazionale

Capi contraffatti. Sequestri tra Italia e San Marino per oltre 7 milioni

In foto: il denaro sequestrato
il denaro sequestrato
di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 1 giu 2018 11:10 ~ ultimo agg. 19:31
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Si chiama Eden Brand, l’operazione che ha visto i finanzieri del Comando Provinciale di Rimini dare attuazione al provvedimento di sequestro preventivo disposto del GIP Sonia Pasini. Nei guai un imprenditore riminese del settore abbigliamento.

Nelle indagini, avviate nell’autunno 2017 dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini per risalire la “filiera del falso” le Fiamme Gialle sono riuscite a ricostruire un vasto giro d’affari legato alla produzione su larga scala di abbigliamento contraffatto commercializzato su tutto il territorio nazionale, anche utilizzando società di diritto sammarinese riconducibili agli indagati.
A febbraio oltre 1000 finanzieri aveva effettuato 300 perquisizioni su tutto il territorio nazionale e, grazie ad una rogatoria, anche a San Marino dove erano stati individuati 5 capannoni industriali e una tipografia con decine di migliaia di capi e accessori e centinaia di mezzi tecnici usati per la contraffazione, oltre a disponibilità finanziarie per oltre 300 mila euro. In totale l’operazione ha portato al sequestro penale, confermato anche in sede di Riesame in Italia e Appello a San Marino, di circa 500 mila capi d’abbigliamento contraffatti (prevalentemente riconducibili al marchio “Thrasher”) e decine di migliaia tra cliché, lucidi, telai e macchinari per la produzione del “falso”, per un valore stimato di oltre 6 milioni di euro. Molti negozianti, che avevano acquistato e rivenduto in buona fede la merce nei propri negozi, hanno addirittura dato disponibilità a risarcire i clienti. Gli accertamenti economico-finanziari sviluppati successivamente dai finanzieri di Rimini hanno consentito di ricostruire il giro d’affari milionario messo in piedi in poco più di un anno, quantificato in circa 1,7 milioni di euro. A completamento di questa ulteriore fase d’indagine è stato quindi eseguito il sequestro preventivo per equivalente di disponibilità finanziarie, sei immobili a Riccione e quote azionarie di tre società per un valore pari a quello del profitto illecito.