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Scuola Lavoro: opinioni... alternate

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 28 mag 2018 11:11 ~ ultimo agg. 31 mag 17:20
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Con la riforma della Buona Scuola apportata dalla legge 107/2015, è stato introdotto l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro anche per i licei, andando quindi ad equiparare tale pratica ai già rodati istituti tecnici e professionali. Si tratta, a livello didattico, di una nuova metodologia che prevede l’ingresso in azienda degli studenti interessati per aiutarli a mettere in pratica le teorie e le nozioni imparate a scuola. Da ormai quindici anni gli istituti tecnici la mettono in pratica, con notevoli risultati per quanto riguarda anche l’orientamento degli studenti, che sono così in grado di decidere se un lavoro può effettivamente essere adatto a loro, ma anche arricchire i curricula con nozioni e capacità da poter mettere in campo durante la ricerca di un impiego. Il monte ore varia a seconda della tipologia di scuola. Un istituto tecnico, infatti, esattamente come un istituto professionale, impegna i propri ragazzi per un totale di 400 ore, mentre per i licei le ore di alternanza previste sono 200.

Questa pratica inizia al terzo anno di scuola superiore e viene portata avanti fino al quinto anno. Ma quanto è ritenuta valida e utile dai ragazzi?

Per Alicja Gladkowska che frequenta Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato con l’Indirizzo Ottico dell’ambito socio-sanitario, l’Alternanza è stata estremamente utile. “Mi è stato possibile capire realmente cosa volessi fare. Ho sempre pensato di voler svolgere questo lavoro e quando mi sono iscritta ero sicura della mia scelta – afferma Alicja – ma solo grazie all’Alternanza ne ho avuto la conferma definitiva”. Alicjia, infatti, racconta di aver finalmente potuto utilizzare appieno tutti i macchinari che nell’uso quotidiano un ottico deve utilizzare, poiché a scuola si è in tanti ed è più difficile. E ogni anno gli studenti affrontano una realtà differente. “Il primo anno di Alternanza sono stata in un’azienda, il secondo in un’altra. Trovo sia molto utile potersi confrontare non solo con il lavoro in sé, ma anche con realtà differenti”. Stesso discorso anche per il collega, Andrea Bartolucci, che frequenta l’indirizzo di manutenzione e Assistenza Tecnica, che vede in questa iniziativa una opportunità. “Durante gli anni di scuola superiore sono sempre rimasto convinto di voler svolgere una determinata mansione. In realtà, con l’arrivo del terzo anno e la possibilità di svolgere un periodo in azienda, mi si è presentata l’occasione di approcciarmi nella pratica ad un diverso tipo di lavoro, che non avrei mai pensato potesse piacermi di più della mia idea iniziale. Invece così è stato”. E se si chiede ai ragazzi la loro opinione rispetto all’Alternanza Scuola-Lavoro nei licei la loro risposta è unanime: “Credo che per loro sia un’opportunità ancora più che per noi – continua Andrea – perché se una persona frequenta il liceo si suppone debba poi andare all’università, ma non è così per tutti i casi. Almeno anche loro vedono realtà differenti”.

L’altro lato della medaglia.

Ma è per tutti così? In realtà, l’Alternanza nei licei ha raggiunto il suo compimento di tre anni solo nel 2018, e molti ragazzi ancora non hanno completato l’intero ciclo. A detta di alcuni professori, però, in molti licei ancora si fatica a trovare collocazione per i ragazzi all’interno delle aziende, vanificando così il funzionamento a pieno regime della riforma. In alcuni licei infatti, molti ragazzi ricevono da enti esterni lavori da iniziare e portare a termine, i quali però vengono svolti tra le mura scolastiche. Come il Liceo Scientifico Serpieri ad Indirizzo Artistico. Questo però non porta i ragazzi al confronto con altre realtà. Altre scuole invece, come il Liceo della Comunicazione e delle Scienze Umane Maestre Pie, hanno creato un percorso di introduzione al mondo del lavoro impegnando i ragazzi al servizio di società ed enti assistenziali, per esempio, cosa che ha permesso ai ragazzi di conoscere anche il mondo, tra gli altri, dell’assistenza sociale. Questi ragazzi, inoltre, svolgono l’Alternanza in redazioni giornalistiche e negli asili. Una conoscenza ad ampio spettro quindi, che mostra quanto in realtà si possa fare se non si decide di proseguire con gli studi universitari. Se ben studiata quindi, l’Alternanza è un valido strumento: per un futuro lavorativo ma anche verso per il tipo di percorso universitario da scegliere.

Sara Ceccarelli

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