Indietro
menu
Cultura Rimini

Domenica visita all'Anfiteatro romano. Un tesoro da riscoprire

In foto: i resti dell'Anfiteatro
i resti dell'Anfiteatro
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 11 mag 2018 16:35 ~ ultimo agg. 18:16
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Informare sul valore dell’area e richiamare l’attenzione su un bene da tutelare e valorizzare. Questo l’obiettivo della visita gratuita ai resti dell’Anfiteatro romano di Rimini organizzata per domenica dalla sezione riminese di Italia Nostra insieme ai Musei comunali. A guidare la visita sarà l’archeologa Cristina Giovagnetti. Appuntamento all’Anfiteatro alle 10.30.


L’Anfiteatro romano di Ariminum

Monumento simbolo della Romanità, l’Anfiteatro fu eretto ad Ariminum nel II secolo – come testimonia la moneta dell’imperatore Adriano rinvenuta nella malta di una muratura – nella periferia orientale della città, al centro di un efficiente sistema viario e non lontano dall’antica linea di costa.
Disteso sullo sfondo del mare che esaltava il colore caldo delle murature in laterizio, l’anfiteatro doveva svilupparsi su due ordini di cui l’inferiore porticato. Il prospetto presentava una serie di arcate inquadrate da lesene tuscaniche. Due gli ingressi principali, posti all’estremità dell’asse maggiore, che, con altre entrate, immettevano nel corridoio perimetrale e, da qui, alle scale che conducevano alle gradinate in pietra numerate su cui potevano prendere posto circa 10.000 spettatori accorsi dalla città e dal territorio.
La struttura ellittica misurava complessivamente 117×88 metri, mentre l’arena aveva un’ampiezza di metri 73×44, non lontana da quella dei più grandi anfiteatri.
Quando, nel III secolo, per fronteggiare la calata dei barbari, la Città si dotò di una nuova cinta difensiva, l’anello esterno dell’Anfiteatro fu inglobato nel circuito murario e l’edificio perse la sua funzione originaria. Adibito a orti nel Medioevo; nel 1600 ospitò un lazzaretto, collegato alla Chiesa e Monastero di Santa Maria in Turre Muro. Vicende che ne hanno occultato la memoria fino a quando, nell”800, Luigi Tonini riportò alla luce parte delle strutture.
Le indagini ripresero negli anni Trenta del Novecento a cura del Sovrintendente Salvatore Aurigemma che esplorò in maniera più completa il sito lasciando in vista le strutture.
I bombardamenti della seconda Guerra mondiale e la successiva destinazione dell’area a discarica delle macerie, hanno penalizzato la conservazione dei resti, oggetto di un intervento di recupero e consolidamento negli anni ’60.
Rimane tuttora interrato il settore sud-occidentale su cui, dal dopoguerra, insiste il Centro Educativo Italo Svizzero.
La suggestiva cornice dell’anfiteatro (i cui resti sono i più cospicui fra gli anfiteatri dell’Emilia Romagna), fra gli anni ’90 e gli inizi del 2000, è stata animata da incontri nell’ambito di Antico/Presente-Festival del Mondo Antico. Il fascino dell’ambientazione anche nel campo didattico-educativo ha favorito esperienze di rievocazione storica come quelle della Legio Trigesima Gemina Rubico di Rimini.
Nell’ambito del progetto urbanistico dell’area “grandi mercati di Rimini”  l’Anfiteatro è stato oggetto di un intervento di riqualificazione che ne migliora la visibilità.