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Burla e dieci anni di graffiti a Casa Pomposa

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
lun 14 mag 2018 10:03
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Emanuele Battarra, per tutti Burla. 38 anni e 10 anni di lavoro sul campo in ambito educativo, grazie a una grande passione e a un prezioso talento da writer. Tutto è cominciato a Casa Pomposa, storico spazio aggregativo ed espressivo per i giovani riminesi, gestito dalla coop. sociale Il Millepiedi in una struttura del Comune di Rimini.

“Frequentavo Casa Pomposa già da qualche tempo anche come luogo dove realizzare i miei graffiti – ci racconta Emanuele – poi gli educatori mi hanno proposto di collaborare con loro. È nata così l’idea di un corso di graffiti rivolto ad adolescenti e giovani. Da allora sono trascorsi 10 anni e abbiamo realizzato tanti corsi e laboratori: i ragazzi che li frequentano a volte sono gli stessi, poi crescono, cambiano, i loro interessi si trasformano, a volte ritornano…io per loro resto a disposizione e spesso mi chiedono un punto di vista sul loro lavoro anche quando non frequentano più il centro”.

Un lavoro artistico che dunque cambia sempre, si evolve: “È molto interessante osservare come la libera creatività dei ragazzi non si fermi alla sola arte dei graffiti ma possa trovare molte e diverse forme di espressione. Penso ad amici come Blatta, Korj, Felix…solo per citarne alcuni. Ci sono ragazzi che hanno frequentato il mio corso e oggi si sono buttati in un’avventura editoriale. Qualcuno frequenta scuole d’arte in Italia o in Europa. C’è chi è diventato un grafico o un tatuatore. Mi piace stimolare i ragazzi ad amare e a frequentarla, per questo ad esempio quando dipingiamo ascoltiamo sempre musica”.

Il valore aggiunto di un corso nell’ambito di un centro come Casa Pomposa è l’aspetto educativo e relazionale. Molti ragazzi che frequentano i corsi sono segnalati dai servizi sociali, nascono collaborazioni con scuole e associazioni, i genitori e le famiglie sono coinvolti. Spiega Emanuele: “Il disegno abbatte i muri della comunicazione. Non solo: spesso i gruppi dove sono presenti ragazzi che vivono situazioni di disagio o difficoltà sono molto più inclusivi. Nella mia esperienza ho notato in questi ragazzi una sensibilità particolare che li rende molto attenti alle esigenze di tutti, dal ragazzo con disabilità a quello più timido, dal ragazzo straniero a quello che fa più fatica a relazionarsi con gli altri. Ci sono centri per persone disabili, centri per chi non lo è: mi piace pensare invece che Casa Pomposa possa essere davvero un luogo per tutti”.

“Attraverso i nostri corsi – aggiunge – possiamo lavorare insieme non solo sugli aspetti artistici ma anche su quelli relazionali e sociali. Tramite l’arte i ragazzi imparano a stare insieme, ad aprirsi, a esprimere le loro emozioni. Cresce la loro partecipazione e fanno esperienze di cittadinanza attiva, perché spesso organizziamo manifestazioni ed eventi che li portano a stretto contatto con le istituzioni. Inoltre per loro disegnare è anche un modo di lasciare un segno, per dire che esistono, e rafforzare la loro identità”.

La passione per l’arte, in Burla, nasce da lontano e assume forme molto diverse. Ma ha sempre trovato senso e significato nell’idea di condividere.

“Mi sono appassionato alla pittura sin da bambino, guardando mio nonno dipingere. Poi la passione per i graffiti e il disegno è cresciuta negli anni. Anche il contesto sociale nel frattempo cambiava: i writers non erano più visti solo come vandali, ma è cresciuta una cultura più forte intorno a queste tematiche. Ecco allora che sono nati i primi progetti, alcuni in collaborazione con gli enti pubblici. Per esempio a Rimini ho lavorato insieme ad alcuni amici al cantiere del Teatro Galli, nella scuola di Villaggio I Maggio, in alcuni sottopassaggi. Sono entrato a far parte dell’associazione Romagna in Fiore che ogni anno organizza la Starpegna: un evento per celebrare la cultura hip hop non solo per esperti, ma anche per semplici appassionati. Anche in questo caso per me è importante che ci sia spazio per tutti e che si possa far cultura a partire dal basso, dalla strada”.

“Mi piace l’idea di non tenere per me quello che so fare – conclude – ma di trasmettere agli altri la mia passione e le mie competenze. Per me è importante il contatto con le nuove generazioni, che continuano ad essere affascinate da questo mondo e hanno voglia di imparare. Per questo negli anni ho costruito tanti legami e non è più per me solo un rapporto di insegnamento, ma di vero e proprio scambio. E Casa Pomposa diventa il luogo che rende tutto questo possibile”.

Il valore di questa esperienza è confermato da Caterina Rivola, psicologa e psicoterapeuta, aiuto coordinatrice dell’Area Giovani della cooperativa Il Millepiedi: “Quando ho iniziato a lavorare in Pomposa ne sapevo ben poco del writing, anche se conoscevo dei writer. Per me erano coloro che mi emozionavano quando ero adolescente e vedere le loro opere in giro per la città mi dava un senso di trasgressione e di attrazione. Grazie a Emanuele ho scoperto le potenzialità di quest’ arte, la sua storia, l’importanza che ha. È un’arte che permette di dare voce alla propria identità, attraverso il segno della lettera o del disegno i ragazzi esprimono se stessi, lasciano un’impronta e possono avere visibilità. Questo fa sentire riconosciuti, visti e aiuta ad accrescere l’autostima e la conferma di sé anche per chi è più insicuro”.

E a proposito del rapporto con le istituzioni segnala un importante traguardo: “A Rimini abbiamo fatto grandi passi rispetto al writing. Il Comune di Rimini in collaborazione con l’associazione Romagna in fiore e i ragazzi di Casa Pomposa ha dato vita a una normativa che permette ai writers di dipingere in zone di Rimini a loro designate, senza temere di essere multati. Questo è stato un gran successo e ha dato la possibilità di vedere all’opera artisti anche internazionali, facendo sentire i ragazzi più coinvolti e partecipi”.

Sottolinea infine Caterina: “Ho una grande ammirazione per Burla e per il modo in cui lavora con i ragazzi, ha questa grande capacità di trasmettere la sua passione e fare emergere il loro essere, la loro creatività. Si mette in discussione ma dà anche regole e limiti: non cancellare mai il disegno di un altro artista, non commettere atti vandalici. Emanuele fa sperimentare ai ragazzi il concetto di meritocrazia, non regala niente… ma si mette in gioco e i ragazzi lo stimano tantissimo sia come artista che come educatore. La relazione è il motore del corso, i ragazzi possono decidere se disegnare, se guardare gli altri che disegnano, se studiare quello che lui propone e sono liberi, non c’è un obbligo da parte di nessuno se non quello di impegnarsi e rispettare il prossimo. Casa Pomposa come Centro giovani offre questa opportunità ed è un arricchimento non solamente per i ragazzi che possono usufruire del corso ma, a mio avviso, è un arricchimento per noi e per la nostra città”.

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