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Siria: guerra mondiale

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 9 apr 2018 11:23 ~ ultimo agg. 11 apr 18:11
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“Non si combatte il male con il male”. Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’Angelus di domenica 25 febbraio tornando a parlare della Siria e delle azioni disumane che lì vengono perpetrate dal 2011. In questi anni di atroce e sanguinoso conflitto Bergoglio ha dimostrato di essere l’unico leader ad aver realmente compreso cosa stia ancora accadendo nel mondo arabo. Si perché, se per molti quello della Siria è un problema con confini territoriali ben marcati, per la realtà invece si configura come una guerra mondiale a tutti gli effetti.
La pensa in questo modo il giornalista Rai e vaticanista Riccardo Cristiano autore del libro “Siria. L’ultimo genocidio” presentato a Riccione nell’ambito degli Incontri del Mediterraneo, giunti quest’anno alla sedicesima edizione. La rassegna, organizzata dall’Associazione Michele Pulici, ha scelto di scandagliare fatti, conflitti, crisi e cambiamenti che attraversano tutti i Paesi della frontiera sud del Mediterraneo. Quella della Siria è una storia di popoli, di migrazioni, di guerra e di lotte per il potere. Una storia insomma che ha molti punti in comune con il Venezuela, ad esempio.

Cosa sta accadendo in Siria?
“In Siria oggi è in atto l’ultimo genocidio difensivo, dei siriani sunniti, da espellere dal loro territorio come ‘possibili’ quinte colonne dell’Arabia Saudita. Aleppo e la Siria sono così il simbolo della bancarotta politica araba, che ha in panarabismo e panislamismo due ideologie fallite che producono solo regimi cleptocrati e totalitari e terrorismi. Tutto questo accade mentre nel mondo occidentale è in atto una profonda e costante negazione di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Si è negata dapprima la ‘rivoluzione siriana’ e ora si nega quello che sotto ogni aspetto è il genocidio di un popolo”.

Perché c’è indifferenza?
“Difficile capire. Uno dei motivi è che la rappresentazione di questo conflitto è stata fuorviante. Il regime di Damasco è riuscito a dare una rappresentazione del tipo ‘buoni contro cattivi’ dove i cattivi sono personificati dall’Isis. Questa opposizione non corrisponde alla realtà ma ha incontrato la nostra tendenza a immaginare che ci sia un buono e un cattivo, anziché due cattivi”.

Come si è arrivati a un’aberrazione come l’Isis?
“L’origine è lontana e affonda le basi nel 2003 quando il regime siriano si offrì come punto di raccolta dello jihadismo internazionale per impantanare gli americani in Iraq. Quando è cominciata questa operazione il regime lo ha fatto per un calcolo politico: difendersi da una possibile espansione irachena presso il proprio territorio. Per fare questo ha raccolto e organizzato autentiche forze militari”.

Come viene raccontato il conflitto siriano in Occidente?
“Le immagini hanno un grande potere e in Occidente abbiamo un disperato bisogno di nuova cultura. Questo moto di sensibilizzazione scaturito da una foto lo abbiamo provato in diverse occasioni: si pensi alla foto che ritrae Aylan il piccolo migrante morto annegato, fino ad arrivare ad oggi con il piccolo che dorme all’interno di una valigia. In entrambi i casi c’è l’infanzia e c’è la fotografia. Ma a questo punto, c’è da chiedersi per quale ragione i bambini non accompagnati che riempiono le stazioni europee non impietosiscono gli occidentali. C’è un qualcosa di questi conflitti che se personalizzati in una fotografia commuovono di più. La fotografia ha un’enorme potere ma condiziona l’informazione: ad esempio, è difficile che ci facciano vedere il 60% di centri sanitari Siriani distrutti dai bombardamenti. Alla base c’è un problema di rappresentazione che si è riusciti a far passare di questo conflitto”.

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Di Siria e non solo si parlerà anche venerdì 13 aprile all’ultimo incontro del Mediterraneo, con il giornalista e scrittore Domenico Quirico, a Riccione, alle 21 pressola biblioteca comunale. Inviato de La Stampa, Quirico ha raccontato le vicende dell’Africa e del mondo arabo degli ultimi vent’anni. Ha attraversato il Mediterraneo su una barca di migranti, è stato sequestrato dai soldati di Gheddafi in Libia nel 2011 e dai jihadisti siriani nel 2013.

Info: Incontro con Domenico Quirico