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Ambiente Politica

Beach Arena. Una riflessione pensando alla "palestra più grande del mondo"

In foto: foto di Gianfranco Simonetti
foto di Gianfranco Simonetti
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
sab 7 apr 2018 19:55
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Nel dibattito sulla spiaggia libera e sul bando Beach Arena, interviene Manuela Fabbri, esponente dell’anima ambientalista del PD riminese, che, ricordando il fallimentare esperimento del 1984, nello stesso luogo, della palestra più grande del mondo riporta la presa di posizione di diversi membri del partito alla conferenza programmatica dello scorso ottobre, che proprio su quel tratto di spiaggia e su “ferraglia, palco e chiusura a pagamento” avevano espresso non pochi dubbi.

 

Riportiamo di seguito la riflessione.

 

Un paio di giorni fa, la parola d’ordine per tutti gli uomini e le donne del Pd, dai consiglieri ai segretari di circolo, era far quadrato intorno al bando comunale Beach Arena andato deserto (per colpa di chi?) e il “dacci ai 5Stelle” e alle associazioni ambientaliste che condannerebbero al degrado, bocciando succulenti investimenti privati, quel luogo topico di Rimini.

E questo mentre per la Conferenza Programmatica di settembre/ottobre 2017, noi ambientalisti nel Pd (che pur ci siamo) avevamo raccomandato al partito un diverso approccio ambientale, ispirato al motto: “Con il Partito Democratico per il futuro che lasciamo”. Era il gruppo di lavoro sull’Ambiente gradito e partecipato per quanto inutile tuttavia: 45 persone, tra iscritti e non, 5 incontri 3 audizioni con le associazioni, con una decisa posizione contraria che alcuni di noi già avevano preso pubblicamente quando si erano ritrovati lo scempio di quel tratto di spiaggia sacra per i riminesi (il rumore assordante fino al mattino del 16 agosto è stato collaterale)… molto peggio l’occupazione con ferraglia, palco e chiusura a pagamento, due fila di cessi di lamiera infuocati e puzzolenti per tutta l’estate. Abbiamo chiesto rispetto della democrazia e dell’ambiente, e anche della legge: il 20% di spiaggia per ogni comune deve essere libera e Rimini non ne altre fino al confine con Riccione.

Cosa stupisce, oltre alla sordità e al voler farsi del male del Pd? La volontà di ignorare sempre ogni concreto segnale proveniente dall’opinione pubblica e dagli iscritti… e che nella maggioranza comunale, assessore all’Ambiente e consiglieri, tutto taccia. Non si rispetta la storia della nostra città e non si sanno riconoscere “le robe sacre” della riminesità. Sarebbe bastato che qualcuno ricordasse la vicenda tormentata della “Palestra più grande del mondo” di Vittoria Cappelli, nata nello stesso luogo l’estate dell’84 (ai tempi della Milano da bere per intendersi) per trarne insegnamento. Sindaco Massimo Conti (segretario Psi), vicesindaco Nando Piccari (segretario Pci).

Ora come allora, da riminese doc sono assolutamente contraria all’occupazione di quel luogo (data la retorica sui luoghi del cuore, specialmente). E credo sia lecito pretendere, come giustamente propone Marco Affronte, che venga ben tenuta: più sorveglianza, attrezzata affinché anche e soprattutto i disabili possano usufruirne, bagni decenti, anzi di più, perfino belli e puliti… (quelli di acciaio che si disinfettato tutti in un botto quando esci) nascosti da ombrose piante. Con tutti i soldi che Rimini spende per eventi di ogni genere, quelli che le casse comunali incassano dall’occupazione di suolo pubblico di P.le Fellini e per tutta Rimini, sono certa che l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini con la vicesindaco Gloria Lisi, entrambi sensibili all’accoglienza e alla disabilità, possano trovare le risorse, perché è solamente questione di buona volontà: coi Civivo magari?

Per finire, in riferimento alla citazione di modernariato migliore del contemporaneo, riprendo uno stralcio dalla tesi di laurea di Lorena Fonti realizzata col supporto del Piano Strategico. La studentessa riminese di Ca’ Foscari indaga sapientemente la riminesità. Il titolo: “Un’idea di benessere. Un’idea di città. Rimini Venture 2027, il piano strategico di Rimini” (propongo di fornirne di copia ciascun componente la giunta e il consiglio comunale).

Scrive Lorena, in merito all’identità riminese: “…Il 1984 è l’anno di un esperimento poco riuscito che si collega in maniera palese coi progetti attuali del piano strategico. Vittoria Cappelli, un’imprenditrice bolognese, realizza sulla spiaggia in prossimità del porto una palestra attrezzata con tanto di idromassaggio. L’operazione non funziona e a molti risulta indigesto il sostegno pubblico, anche in termini economici, dato all’iniziativa. In questa esperienza pionieristica possiamo scorgere i prodromi di una visione della costa romagnola come spazio dedicato al benessere fisico, che tanta importanza avrà nelle riflessioni successive sul futuro della città, dalla fiera del Fitness a quella del Wellness…”

Siamo sicuri che chi ci amministra abbia capito dal suo stesso lavoro (il piano strategico) quale sarebbe il futuro di Rimini?

Manuela Fabbri