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Cronaca Santarcangelo

Segregata in casa e controllata con telecamere. Ennesimo caso di maltrattamenti

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 29 mar 2018 12:45 ~ ultimo agg. 30 mar 10:43
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Chiusa in casa, controllata con telecamere e senza neppure la possibilità di imparare l’italiano. Un episodio, l’ennesimo, di maltrattamenti in famiglia. Per un 51enne marocchino è scattato il divieto di avvicinamento alla residenza e ai luoghi abitualmente frequentati dalla moglie 35enne, sua connazionale. Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dai carabinieri di Santarcangelo su richiesta della Procura. A far scattare le indagini nei confronti dell’uomo, residente stabilmente in Italia, è stata una mail in lingua araba da parte del padre della donna nella quale venivano riferite le vessazioni subite dalla figlia minacciata, sottomessa e tenuta reclusa in casa dal marito. Sentita dai militari, la 35enne ha spiegato che dal 2010, il marito le avrebbe vietato di intrattenere contatti di qualsiasi tipo con estranei, obbligandola a rimanere sempre chiusa in casa, impedendole di apprendere la lingua italiana e senza permetterle di svolgere alcuna attività lavorativa. La donna ha raccontato poi di non avere mai avuto denaro a disposizione per soddisfare le proprie esigenze e quelle dei due figli minori visto che era il marito che faceva la spesa acquistando solo i prodotti strettamente necessari e quelli di suo gradimento. L’uomo, inoltre, aveva installato 4 telecamere lungo in perimetro dell’abitazione per controllare la donna e verificare eventuali contatti con l’esterno e le aveva portato via i documenti per impedirle di lasciare l’Italia.
Il 51enne oltre al divieto di avvicinamento non potrà comunicare con qualsiasi mezzo con la vittima e i suoi familiari.

“Questo – commenta l’Arma dei Carabinieri – è l’ennesimo episodio di violenza domestica, oggettivamente una situazione gravissima subita da una donna madre, che i Carabinieri sono riusciti ad affrontare grazie anche alla volontà della vittima e dei suoi familiari di rivolgersi alle forze dell’ordine e di denunciare. Si tratta, purtroppo, di un fenomeno drammatico in questo caso accentuato dalla cultura marocchina, che si può contrastare solo con un lavoro quotidiano condiviso e diversificato in cui assume un ruolo fondamentale la fiducia delle vittime verso le istituzioni e quanti operano per la loro tutela, in primis magistratura e forze dell’ordine. L’Arma dei Carabinieri impiegherà ogni risorsa per affrontare con professionalità e competenza lo specifico fenomeno.”