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La biblioteca vivente

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 24 mar 2018 07:05 ~ ultimo agg. 23 mar 18:31
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Maria Nastasiu, tirocinante universitaria dell’Associazione Arcobaleno, racconta la sua esperienza con la biblitoeca vivente

 

Funziona come una qualsiasi biblioteca; i libri però sono delle persone con una storia da raccontare, la loro storia, spesso segnata da un evento di grande sofferenza o pregiudizi da parte della società. Sono quelle persone che parlano piano, un po’ taciturne con lo sguardo lontano ma con tanta voglia di regalare le loro esperienze, emoizioni e trascorsi.

Quello della biblitoeca vivente è un concetto innovativo e prezioso, un mezzo per promuvoere il dialogo senza stereotipi e pregiudizi, un momento di confronto e condivisione di storie quasi impossibili da scrivere. L’idea è proprio quella di attenuare il timore del diverso e godersi una mezzora di tempo di confronto personale.

Ideata per la prima volta a Copenhagen nel 1993 da un gruppo di giovani ragazzi, stanchi di vedere un loro compagno oggetto di aggressione a sfondo razziale e convinti che proprio conoscendo la sua storia gli altri compagni lo avrebbero visto nella sua unicità. I giovani hanno fondato l’associazione Stop the violence e in breve tempo si sono ritrovati con 30mila adesioni.

 

Per capire meglio mi sono avventurata anche io fra gli “scaffali” della biblitoeca vivente e ho preso in prestito un “libro” per ascoltarne la storia.

Si chiama B., è in Italia da 7 mesi, fa il volontario in un’associazione e sogna di diventare il nuovo Bob Marley, canta e scrive in Pular, una lingua ufficiale della Guinea. La sua vce melodica e cristallina ti trascina direttamente sulle cime verdeggianti del Monte Loura.

E’ un viaggio che si fa una volta nella vita. Se decidi di tornare indietro ti sarà impossibile ripartire, o per mancanza di coraggio, o perché ti manca la forza fisica di affrontarne un altro.

A volte penso a tutte quelle persone che ho visto morire davanti ai miei occhi, persone che non meritavano affatto di morire, persone con un gran cuore, persone con una grande storia alle spalle, persone buone, persone che avrebbero cambiato il nostro paese… E poi mi chiedo: perché io sì e loro no?”.

Lo sapeva bene Primo Levi che indagò le profondità del suo cuore per poterci testimoniare il suo vissuto. I libri che ci ha lasciato meritano di essere letti e riletti così come i libri viventi meritano di essere ascoltati e riascoltati.

 

Maria Nastasiu

tirocinante universitaria Associazione Arcobaleno