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Regione Rimini

Dalle superiori all'università: come si diventa cooperatori

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
lun 26 mar 2018 07:27 ~ ultimo agg. 22:31
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Questa volta si tratta di un’esame universitario e per la precisione di una tesina in cui è stata studiata La Formica, come impresa sociale, sia dal punto di vista della rendicontazione che dal governo democratico. In realtà, sfogliando gli annali degli articoli su La Formica, esiste già un caso precedente in cui la cooperativa è stata oggetto di studio e portata come esempio della buona cooperazione sui banchi universitari. Nell’agosto del 2013 infatti uno studente della Facoltà di “Economia, Management e Statistica”, dell’Università di Bologna ha discusso la sua tesi di laurea proprio sul caso specifico de la Formica. Alla stessa maniera oggi, ma questa volta per una tesina d’esame, lo studente riminese Andrea Sposito, iscritto al corso di laurea triennale di Economia Aziendale all’Università di Bologna, si è dedicato nei mesi scorsi a studiare la cooperativa in tutti i suoi aspetti più salienti, ed in particolare dal punto di vista dei sette principi cardine della cooperazione.

Una scelta non casuale perché Andrea è in realtà una vecchia conoscenza della cooperativa. Quando frequentava l’istituto Valturio infatti, lo studente aveva già conosciuto e studiato La Formica attraverso le lezioni di economia aziendale del Professor Paolo Correggioli. Un ritorno in cooperativa dal punto di vista didattico, che conferma, oltre alla scelta di un percorso vicino alle imprese sociali, anche quanto la cultura stessa della cooperazione stia facendo breccia fra i giovani ed in particolare fra i giovani riminesi.

Sono tanti gli esempi che vedono al centro dei percorsi didattici delle scuole riminesi la conoscenza e lo studio del mondo cooperativo, sia sotto l’aspetto economico che quello sociale in quanto, il mondo dell’impresa sociale, offre una miriade di spunti e riflessioni. Un’interessante oggetto di studio che oggi più che mai, si rivela sorprendentemente attuale, come ha sottolineato più volte anche il Prof. Stefano Zamagni, che vede proprio nella democrazia cooperativa, “la miglior risposta al fallimento dell’economia capitalistica e il segreto di stabilità per un equilibrato mercato della produzione e dei servizi”. La parola allo studente Andrea Sposito :

In quale materia hai portato la ricerca fatta in cooperativa e com’è andato l’esame all’università?
La materia si chiama “Finalità, governo e rendicontazione delle imprese cooperative sociali”, che rientra nel corso di laurea in “Economia Aziendale” all’Università a Bologna. Verso la fine del 2017, nel periodo tra novembre e dicembre, mi sono dedicato ad approfondire alcuni aspetti del mondo cooperativo, facendo una ricerca specifica su La Formica. L’esame l’ho sostenuto il 21 dicembre scorso ed è andato molto bene, perché sono passato con 30 e lode.

Come ti è venuto in mente  di contattare proprio la Formica?

Ho conosciuto la Formica ai tempi delle superiori quando frequentavo l’ITES ‘R.Valturio’ di Rimini, grazie all’incontro organizzato dal mio prof. di Economia Aziendale Paolo Correggioli, con cui sono tuttora molto legato, perché è stato un grande maestro di vita. Sono rimasto da subito colpito da questa realtà imprenditoriale, un’impresa dinamica, con una forte presenza sul territorio della mia città che riesce a coniugare in modo equilibrato lo spirito d’impresa con quello sociale. In realtà è il mio secondo esame in cui parlo di questo mondo cooperativo. Anche l’anno scorso, per l’esame di ‘Economia Aziendale’, ho portato il caso de La Formica come esempio di realtà imprenditoriale efficace, anche quella volta presi 30 come voto finale. In quel caso riprendevo la struttura di un’azienda in una chiave economica aziendale che non necessariamente doveva essere una cooperativa. In questo ultimo esame invece era prevista proprio l’analisi di una cooperativa e nello specifico mi sono concentrato sulla mission, la governance e l’accountabilty.

 

Che cosa hai esaminato della cooperativa? Come hai costruito il lavoro e chi hai scelto di intervistare per descrivere in maniera esauriente la realtà imprenditoriale dalla mission alla governance?

Ho esaminato la cooperativa attraverso i sette principi cardine della cooperazione, cioè: l’adesione libera e volontaria;  il Controllo democratico da parte dei Soci; la Partecipazione economica dei Soci; l’ Autonomia e l’indipendenza;  l’Educazione, formazione e informazione; la Cooperazione tra cooperative; l’Impegno verso la collettività. Punti di vista differenti, ma sempre collegati fra loro, che mi hanno consentito di tracciare una descrizione organica nella mia ricerca. Ero già in possesso di diverso materiale della cooperativa, che avevo dagli altri contatti avuti in questi anni. Per il resto, devo dire, che è stato molto facile reperire altre cose, perché La Formica, in maniera molto trasparente, ha tantissimi documenti pubblicati sul suo sito web: dal news horgan aziendale l’inFormica, che proprio a dicembre scorso ha compiuto dieci anni di pubblicazioni, i bilanci sociali che la cooperativa fa già dal 2010, il ‘Codice etico’, il documento della ‘Buona causa’, ecc. Poi però, per dare più muscoli alla mia ricerca e valorizzare il lavoro, ho pensato di fare anche delle interviste ai responsabili. Mi sono recato un pomeriggio nella sede di via Portogallo e ho intervistato il Presidente Pietro Borghini e la vice Presidente Mirca Renzetti, i quali mi hanno dato ulteriori informazioni e trasmesso con grande chiarezza, lo spirito e le motivazioni che stanno dietro a scelte manageriali che al contempo sono imprenditoriali e sociali.

 

Che cosa ti ha colpito di più nel lavoro che hai fatto e che tipo di percezione hai avuto della cooperazione sociale a Rimini?

La percezione è stata fin da subito molto positiva. Quello che a volte sfugge, soprattutto agli estranei a questo ambiente, è che le cooperative devono agire innanzitutto economicamente il che è necessario per ottenere lo scopo mutualistico ed è ben diverso dagli altri tipi di aziende che individuano il profitto invece come il fine. Se come in questo caso, si parla di cooperative sociali questa difficoltà non può che essere più accentuata, in quanto lo scopo mutualistico ha un forte impatto anche sociale ed etico.

Come hanno reagito i professori a cui ha proposto il lavoro?
I professori sono rimasti molto soddisfatti e colpiti dell’elevate performance ottenute da La Formica negli ultimi anni, oltre al fatto dell’incredibile storia da cui è partito tutto. Hanno apprezzato una governance professionale, in linea con i principi della cooperazione e in equilibrio con la mission sociale. Non è facile, come mi hanno spiegato bene in cooperativa, mantenere contemporaneamente in attivo i due bilanci, cioè quello economico e quello sociale. Questo all’università lo sanno bene perciò hanno apprezzato, sia la mia ricerca, che la realtà imprenditoriale che ho descritto.

 

Alla luce di quello che hai descritto pensi che la cooperazione sociale possa giocarsi un ruolo da protagonista nello scenario economico nazionale? Oppure ritieni che queste imprese sociali debbano restare confinate in un ambito poco incisivo dell’economia moderna?

Assolutamente sì, le cooperative sociali giocano, innanzitutto sull’economia nazionale, un forte effetto anticiclico. Se si parla di economia moderna le cooperative sociali sono senza dubbio una delle forme più moderne e innovative di occupazione e raggiungimento di benessere sociale. Inoltre, tutto il mondo economico, anche per recuperare ai fallimenti di mercato, si sta sempre più focalizzando sulla responsabilità sociale d’impresa e su scelte sempre più etiche e lontane dai meccanismi di un esclusivo aspetto profit.

Insomma hai conosciuto la cooperazione sociale alle superiori e ne stai approfondendo la conoscenza anche all’università, cosa vedi per il tuo futuro? Ti senti già un po un cooperatore?

Si, è un mondo che mi appassiona davvero ormai da anni, mi piacerebbe specializzarmi in questo ambito ecco perché ho chiesto di fare anche un tirocinio formativo, previsto nei miei percorsi di studio all’Università, che spero mi faccia entrare ancora di più nei meccanismi organizzativi e gestionali dell’impresa sociale. Si forse infondo mi sento già un po un cooperatore.

 

Emiliano Violante