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Immigrati in Romagna: il vero e il falso

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
lun 26 feb 2018 11:25 ~ ultimo agg. 28 feb 09:16
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È un tema caldo, inutile girarci intorno. Ma più per le strumentalizzazioni elettorali di una ben identificata parte politica che per la consistenza dei numeri. Significativi, ma ben lontano dal prefigurare una “invasione” (come erano, attingendo ai ricordi scolastici, le invasioni barbariche). Nel 2012, scrive il politologo Ian Brenner, in piena crisi economica, a pensare che l’immigrazione rappresentasse un grandissimo problema era il 12 per cento della popolazione in Francia, il 9 per cento in Germania, il 3 per cento in Italia e l’8 per cento in media nell’Unione europea.

Nel 2017, cioè cinque anni dopo, il dato resta quasi invariato in Francia (14 per cento), nonostante gli attentati, ma in Germania schizza al 37 per cento e in Italia al 36, contribuendo a portare la media europea al 22 per cento.

Un altro sondaggio (Ipsos Perils of Perceptions), scrive lavoce.info, nota invece che i cittadini dell’Ue, come in quasi tutti i paesi sviluppati, sovrastimano la presenza degli immigrati sul territorio. Ma in questa “classifica della paura”, sollecitati da politici e giornali poco responsabili, gli italiani si piazzano al primo posto: in media reputano che gli immigrati costituiscano il 26 per cento della popolazione, ossia più di 15 milioni, quando sono appena il 9 per cento (poco più di 5 milioni).

Non basta. Perché gli italiani sono secondi solo ai francesi nel sovrastimare la presenza di musulmani: 20 per cento, contro un dato statistico che non arriva al 3 per cento.

In realtà, l’immigrazione in Italia è sostanzialmente stazionaria da diversi anni, anzi sta perfino diminuendo (nel 2017 sono stati rilasciati 217 mila permessi di soggiorno in meno del 2016), è prevalentemente femminile ed originaria da paesi di tradizione culturale cristiana.

I musulmani sono meno di un terzo degli immigrati (circa 1,5-1,6 milioni) e i profughi rappresentano soltanto il 5 per cento: circa 250 mila tra richiedenti asilo e rifugiati riconosciuti a fine 2016.

Poi c’è un altro dato di cui tenere conto: del totale degli immigrati soggiornanti in Italia (5 milioni), solo 3,7 milioni sono di origine non comunitaria, in testa Marocco, Albania e Cina, con numeri compresi tra 320 e 455 mila per nazionalità. Tutti gli altri sono immigrati europei.

 

Immigrati in Romagna

Nel 2016, rispetto al 2010, gli immigrati in Romagna sono aumentati di circa 8 mila unità, cioè meno del 7 per cento in sei anni.

Negli ultimi due anni c’è stato perfino un calo, ed oggi gli immigrati non rappresentano più dell’11 per cento dell’intera popolazione, a fronte del 12 per cento della media regionale. Una percentuale nemmeno troppo elevata se a Prato raggiungono il 16 per cento e a Piacenza, prima città in Emilia Romagna per presenza di immigrati, superano il 14 per cento.

Più della metà sono donne, un immigrato su cinque è minore di età e i romeni (comunitari) sono i più numerosi a Forlì-Cesena e Ravenna, mentre a Rimini prevalgono gli albanesi.

Siccome emigrare vuol dire affrontare non pochi rischi e avversità, i migranti in genere sono giovani: 33 anni è infatti la loro età media, a fronte dei 47 anni di quella autoctona.

 

Tra lavoro e impresa

Qualche cittadino arrivato da lontano è disoccupato, ma tanti immigrati sono occupati, e svolgono anche mansioni che attraggono meno i locali (si pensi al fenomeno delle “badanti”). Del totale dei lavoratori dipendenti in Romagna, uno su sei (15%) è un immigrato di origine non comunitaria (47 mila su 319 mila). Un quota che si è mantenuta stabile negli ultimi sei anni. Se agli immigrati non comunitari aggiungiamo quelli provenienti da un paese dell’Unione europea, quindi comunitari, il rapporto lavoratori immigrati/totale lavoratori diventa uno a cinque (85 mila su 366 mila dipendenti complessivi nel 2015, certificati Inail). I settori che si avvalgono maggiormente di personale immigrato sono nell’ordine: servizi alle imprese, alberghi e turismo, servizi alle famiglie e industria.

Purtroppo non sempre il trattamento avviene nel rispetto delle regole: “ Come molti giovani della riviera romagnola ho fatto la stagione estiva come aiuto cuoco in un ristorante gestito da italiani, lavorando dalle 12 alle 15 ore al giorno, sette giorni su sette.

Hanno approfittando della mia voglia di lavorare e mi hanno messo in regola come lavapiatti part time, è giusto?” si chiede un immigrato senegalese di 21 anni ( Newsrimini 20/12/2017).

Per affrontare l’emergenza, gli immigrati accolti nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e negli SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati), prevalentemente nei primi, della Romagna, a fine 2016 sono: Forlì-Cesena 1.007, Ravenna 1.324 e Rimini 985 (Anci).

Certo, negli ultimi cinque anni sono cresciuti, ma sono sempre numeri tutto sommato gestibili (siamo nell’ordine di zero virgola dei residenti) con un minimo di buona organizzazione e volontà.

 

fonte: Tre Tutto Romagna Econoia